A Firenze riapre la Strozzina. Lo spazio per il contemporaneo di Palazzo Strozzi esce dal limbo, con una mostra sulla scultura contemporanea
Le attività si erano interrotte nel luglio del 2014, poco dopo che la direttrice Franziska Nori aveva annunciato il suo passaggio alla guida del Frankfurter Kunstverein. La Strozzina chiudeva i battenti, nel mezzo di una spending review necessaria, con la Fondazione Palazzo Strozzi intenta a puntualizzare e – in parte – a rassicurare gli animi: […]
Le attività si erano interrotte nel luglio del 2014, poco dopo che la direttrice Franziska Nori aveva annunciato il suo passaggio alla guida del Frankfurter Kunstverein. La Strozzina chiudeva i battenti, nel mezzo di una spending review necessaria, con la Fondazione Palazzo Strozzi intenta a puntualizzare e – in parte – a rassicurare gli animi: non una resa, ma una parentesi di riflessione, nell’attesa di ripartire da nuovi modelli. Senza un direttore autonomo, magari, puntando più su dei progetti singoli, curati da figure esterne. Col rischio di tirar su il solito contenitore senz’anima, ma anche col vantaggio di abbattere costi evidentemente non più sostenibili per quella tipologia di spazio.
Il timore che l’appendice contemporanea di Palazzo Strozzi chiudesse, tuttavia c’era. Un timore smentito oggi dall’annuncio di una nuova mostra. Nessun direttore, ma un curatore internazionale – Lorenzo Benedetti, direttore del de Appel Centre di Amsterdam – che per la sede fiorentina ha ideato una collettiva dal titolo “Anche le sculture muoiono”. Dal 17 aprile al 26 luglio la Strozzina torna a vivere, dunque, con una riflessione sui nuovi orizzonti della scultura. Tredici gli artisti: Francesco Arena, Nina Beier, Katinka Bock, Giorgio Andreotta Calò, Dario D’Aronco, N.Dash, Michael Dean, Oliver Laric, Mark Manders, Michael E. Smith, Fernando Sánchez Castillo, Francisco Tropa, Oscar Tuazon.
La dialettica che si attiva, nello spazio della mostra, è quella tra un’attitudine sperimentale, in cui nuove forme e nuove intuizioni ripensano l’idea di scultura, e una riscoperta di materiali della tradizione – il bronzo, la pietra o la ceramica – ripensati in una chiave concettuale, per indagare con occhi nuovi temi universali: dall’estetica del frammento alla funzione del monumento, dalla consunzione della materia al rapporto col modernismo.
L’esposizione si terrà in concomitanza con la mostra di Palazzo Strozzi “Potere e pathos. Bronzi del mondo ellenistico” (14 marzo-21 giugno 2015), organizzata in collaborazione con il J. Paul Getty Museum di Los Angeles e la National Gallery of Art di Washington. Una scelta azzeccata, che pone su un piano del dialogo e del confronto due mondi lontanissimi, accomunati proprio dall’elemento della scultura: la distanza tra una concezione fondata sull’effimero e una imperniata sul culto della memoria, scatena una serie di valutazioni che riguardano l’arte, ma anche la forma del mondo così come viene plasmata, nel tempo, dai processi culturali, estetici, filosofici.
– Helga Marsala
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