Anne Teresa De Keersmaeker, Georges Aperghis. Christoph Marthaler. Assegnati tre Leoni d’Oro alla carriera per la danza, la musica e il teatro. In attesa della 56a Biennale d’arte di Venezia…
Mentre nella Laguna fervono i preparativi della 56a Esposizione Internazionale d’arte, la Biennale di Venezia consegna tre Leoni d’Oro alla carriera per la danza, la musica e il teatro, rispettivamente adAnne Teresa De Keersmaeker, Georges Aperghis e Christoph Marthaler. Di origini belghe, classe 1960, Anne Teresa De Keersmaeker, danzatrice e coreografa, dagli anni Ottanta segna […]
Mentre nella Laguna fervono i preparativi della 56a Esposizione Internazionale d’arte, la Biennale di Venezia consegna tre Leoni d’Oro alla carriera per la danza, la musica e il teatro, rispettivamente adAnne Teresa De Keersmaeker, Georges Aperghis e Christoph Marthaler.
Di origini belghe, classe 1960, Anne Teresa De Keersmaeker, danzatrice e coreografa, dagli anni Ottanta segna il passo nella danza contemporanea internazionale con le sue composizioni sospese tra rigore e pathos. E’ stata premiata dal direttore Virgilio Sieni perché “il suo gesto poetico attraverso il corpo ha reso possibile un travaso significativo tra le culture occidentali nella comprensione del corpo teatrale come medium della ricerca linguistica.” Uno dei pezzi più significativi della sua produzione è Rain del 2001, messo in scena alla Biennale Danza con una scenografia di corde argentate.
Georges Aperghis è un compositore greco, nato nel 1945, grande sperimentatore nel teatro musicale. Tra le motivazioni di Ivan Fedele, a supporto del riconoscimento alla sua carriera, si legge che Aperghis “rinnova radicalmente la pratica musicale integrandola con tutti gli ingredienti vocali, strumentali, gestuali e scenici trattati in maniera identica e traslati dall’uno all’altro contesto”.
Infine, il regista elvetico Christoph Marthaler, nato nel 1951 nel cantone di Zurigo, è stato premiato da Àlex Rigola per il suo linguaggio in cui si amalgamano teatro e musica, per lo spiccato senso dell’umorismo che contraddistingue i suoi lavori, e “per la sua capacità di porre davanti a uno specchio la società europea lasciando che osservi la miseria e la meschinità dell’umanità che ci caratterizza e che ci sa raccontare così bene”.
– Marta Pettinau
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