Cinquecento milioni per il Mezzogiorno. Tutti da investire in cultura. Nuovi fondi europei, nonostante furti e sprechi: regioni bisognose e non virtuose

FONDI EUROPEI: DA BRUXELLES ALL’ITALIA, E RITORNO Una pioggia di denaro. Milioni e milioni di euro che piovuti nelle casse del Mezzogiorno d’Italia, grazie ai piani per lo sviluppo culturale, economico, industriale, dei servizi e delle infrastrutture che la Comunità Europea finanzia da anni, senza soluzione di continuità. I risultati? Modesti. Da un lato cifre […]

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FONDI EUROPEI: DA BRUXELLES ALL’ITALIA, E RITORNO
Una pioggia di denaro. Milioni e milioni di euro che piovuti nelle casse del Mezzogiorno d’Italia, grazie ai piani per lo sviluppo culturale, economico, industriale, dei servizi e delle infrastrutture che la Comunità Europea finanzia da anni, senza soluzione di continuità. I risultati? Modesti. Da un lato cifre spese male (dai cantieri infiniti, con tanto di opere incompiute, ai progetti mediocri, magari figli di clientele); dall’altro cifre semplicemente non spese. Il grande paradosso del Sud svantaggiato resta in quella capacità perversa di conservare il proprio status quo. Gattopardismo in salsa fatalista o malaffarista.
Accade così che i famosi ed ambitissimi fondi europei rimangano, spesso e volentieri, a marcire nel libro dei progetti mai esecutivi, delle linee guida solo abbozzate o dei fogli rimasti in bianco. Iter bloccati, intoppi burocratici, dead line bucate, consulenti dormienti, dirigenti inadeguati, investimenti truffaldini, procedure irregolari, bandi nemmeno valutati. Un disastro. E i soldi tornano a Bruxelles, clamorosamente.

CULTURA E SVILUPPO. NUOVE RISORSE IN ARRIVO
Tuttavia, Governo e Parlamento europeo continuano a individuare risorse, com’è giusto che sia.  L’ultima misura si chiama “Cultura e Sviluppo” ed è un programma operativo rivolto a cinque regioni del Sud Italia – Campania, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia – adottato in questi giorni dalla Commissione europea. Si tratta di un fondo complessivo di 490,9 milioni di euro, di cui 368,2 stanziati dall’UE attraverso il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR) e la restante parte individuata tramite cofinanziamento nazionale. Obiettivi? I tanti, straordinari siti culturali del Mezzogiorno, ad oggi assolutamente depotenziati, mal gestiti, carenti sul piano dell’offerta e dei servizi, spesso chiusi, in condizioni di degrado e in attesa di restauro. Si prova, dunque, a puntare sul famoso petrolio del Paese, suggerendo ancora una volta ai governatori locali che un buon investimento in cultura può essere volano per lo sviluppo imprenditoriale, per il lavoro e la formazione, per il settore del turismo, con tutto l’indotto annesso. Magari riuscendo ad attrarre ulteriori capitali, anche  stranieri.
È la prima volta che la politica di coesione comunitaria“, ha dichiarato il Ministro dei Beni culturali Dario Franceschini, “sostiene un programma nazionale dedicato al settore culturale, confermando il ruolo fondamentale della cultura nelle politiche di sviluppo territoriale”. Un bel segnale da parte della politica. Anche se un pizzico scetticismo c’è. A scanso di illusioni.

Il Parlamento europeo

Il Parlamento europeo

TUTTI I NUMERI DI SPRECHI ED EURO-FURTI
Giusto qualche numero dalla Sicilia, exemplum sempre illuminante, nonché regione italiana col più alto numero di elargizioni, tra FERS e FSE, per il quinquennio 2007-2013:  su un totale di 4.311,95 euro ricevuti, a fine 2014 ne risultavano impegnati solo 2.399,91, col limite per poter investire fissato al 31 dicembre 2015.  Uno spreco del 50%, che in pochi mesi sarà difficile recuperare. Ma una nota a favore va riconosciuta al governo Crocetta, che ha provato – anche dietro recenti e forti sollecitazioni del governo centrale – a invertire la rotta: dal 31 ottobre 2012 alla stessa data del 2014, si è passati da 848 milioni di spesa certificata (in cinque anni) a 2 miliardi e 112 milioni, con una crescita abnorme del 249%.  Più o meno simile – ma non così grave – la situazione nelle altre regioni del Sud, mentre dando un’occhiata al panorama nazionale e al dato sui fondi “irregolari (incarichi senza gare pubbliche, rimborsi gonfiati, costi reali diversi da quelli certificati, procedure irregolari, somme incassate e mai spese), la cifra è agghiacciante: dal 2003 al 2013 si stimano un miliardo e 200 milioni di “euro-furti”.  Su chi graverà il buco? Non sulla UE, che non mette nemmeno in bilancio, ma sullo Stato. Toccherebbe a Roma recuperare gli importi dalle singole amministrazioni. Secondo la Corte dei Conti “un enorme vulnus per l’Erario nazionale”.

– Helga Marsala

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Helga Marsala

Helga Marsala

Helga Marsala è critica d’arte, editorialista culturale e curatrice. Ha insegnato all’Accademia di Belle Arti di Palermo e di Roma (dove è stata anche responsabile dell’ufficio comunicazione). Collaboratrice da vent’anni anni di testate nazionali di settore, ha lavorato a lungo,…

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