Fulmini e saette, sulla Cappella degli Scrovegni. Un anno fa l’incidente, che colpì la facciata. E poi? L’appello dell’architetto De Simone alle amministrazioni
Accadeva un’estate fa, il 9 agosto del 2014: una giornata di caldo umido, con una pioggia improvvisa e violenta. Un fulmine, in quel di Padova, e una vittima eccellente: la saetta scaricò la sua furia sul basamento sferico di pietra in cima alla facciata, danneggiando gravemente la croce che sormontava la facciata. L’incidente ha causato […]
Accadeva un’estate fa, il 9 agosto del 2014: una giornata di caldo umido, con una pioggia improvvisa e violenta. Un fulmine, in quel di Padova, e una vittima eccellente: la saetta scaricò la sua furia sul basamento sferico di pietra in cima alla facciata, danneggiando gravemente la croce che sormontava la facciata. L’incidente ha causato un cortocircuito dell’impianto elettrico (anticendio, antifurto e controllo dell’umidità), mentre la croce è stata rimossa per restauri e il tetto messo in sicurezza. Nessun danno vi fu, invece, per il celebre affresco di Giotto custodito all’interno. Eventi naturali, che possono capitare. Ma che bisognerebbe contenere. E in effetti la chiesetta veneta, che era stata oggetto di un complesso restauro conclusosi nel 2002, era anche dotata di un impianto parafulmini. Evidentemente non sufficiente ad arginare i rischi.
Sulla questione torna oggi l’architetto Fernando De Simone, specializzato in costruzioni sotterranee e sottomarine, in ingegneria sismica e trasporti, da tempo in prima linea nella battaglia per la sicurezza dei beni artistici e architettonici italiani: suo era l’ambizioso progetto di un museo antisismico, sorta di riparo ipertecnologico a prova di scosse, destinato ai più bei capolavori d’Italia, e mai realizzato; e sue sono le dichiarazioni ricorrenti in difesa della stabilità del David di Michelangelo, le cui caviglie parrebbero risentire delle folle ammassate al suo cospetto, in occasione di visite, cene, convegni e altre occasioni mondane o culturali.
Rieccolo adesso intervenire proprio sulla questione degli Scrovegni, lamentando la solita superficialità delle amministrazioni. Dopo l’incidente dello scorso agosto, cosa è cambiato? Quali provvedimenti sono stati presi dal Comune o dalla Soprintendenza?
La stagione primaverile, con le sue frequenti piogge, è ormai arrivata. E se un anno fa si è evitato il peggio, dal momento che la chiesa era fortunatamente vuota e che il cortocircuito non ha innescato le fiamme, la prossima volta potrebbe non andare così. Dunque, si chiede De Simone: “Chi ha verificato la corretta installazione è al corrente che le vecchie capriate in legno, nel 1963, per risparmiare, sono state sostituite da quelle in acciaio, che hanno una capacità di attrazione dei fulmini di gran lunga superiore?”. Capriate in acciaio e cordoli in calcestruzzo armato, per non dover far fronte alla manutenzione troppo costosa del legno. Un errore, secondo l’architetto: “Centinaia di chiese ed edifici storici”, aggiunge, “hanno resistito meglio ai fulmini ed assorbito per secoli le scosse telluriche, grazie alla diversa flessibilità e leggerezza delle armature lignee, rispetto a quelle d’acciaio e di calcestruzzo”. Ma è possibile che il team di restauratori non abbia valutato questi aspetti? E nel futuro, come comportarsi? Tocca al Comune di Padova e al Sindaco Massimo Bitonci dare una risposta. Per garantire la massima sicurezza al piccolo, prezioso scrigno in cui il capolavoro giottesco riposa, da settecento anni.
– Helga Marsala
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