“Il mio museo è un orrore, i contribuenti si ribellino”. David Chipperfield attacca sui lavori al Mudec, ma il Comune di Milano: “Scelte condivise”

La domanda si pone inevitabile: siamo davanti a obbiezioni sacrosante, oppure alle bizze di un architetto-divo? Già, perché la veemenza delle parole, davanti all’oggetto delle stesse, qualche dubbio lo fanno sorgere: e del resto non sarebbe assolutamente nuova la fattispecie dell’archistar volubile, basti pensare alle snervanti polemiche sollevate da Renzo Piano ai tempi dei lavori […]

La domanda si pone inevitabile: siamo davanti a obbiezioni sacrosante, oppure alle bizze di un architetto-divo? Già, perché la veemenza delle parole, davanti all’oggetto delle stesse, qualche dubbio lo fanno sorgere: e del resto non sarebbe assolutamente nuova la fattispecie dell’archistar volubile, basti pensare alle snervanti polemiche sollevate da Renzo Piano ai tempi dei lavori all’Auditorium di Roma. Ora la scena è quella di Milano, e il protagonista è David Chipperfield, che ha ripreso con forza i suoi attacchi relativi alla realizzazione tecnica del suo progetto per il Museo delle Culture all’ex Ansaldo. E l’ha fatto convocando la stampa nel suo studio meneghino: “richiedete che il pavimento venga sistemato e chiedete come mai i funzionari pubblici pagati con denaro pubblico dimostrino così poco interesse per il bene pubblico”, citiamo dal Corriere della Sera.
Il seme della discordia pare infatti essere principalmente la posa di una pietra di qualità inferiore per la pavimentazione, sulla quale l’architetto addita l’”esplicita menzogna” dell’assessore alla Cultura Del Corno che avrebbe reso pubblico “questo problema senza darmi la possibilità di replicare”. E ribattezza “guerra del pavimento” i diciotto mesi di trattative, “quelli occorsi alle finiture del Museo, tra le quali la posa di cinquemila metri quadrati di pietra lavica”. “È un museo degli orrori”, ripete: annunciando l’intenzione di schierare gli avvocati e diffidando dall’aprire il Museo in via Tortona e dall’associarlo al suo nome. Il Comune replica assicurando che se c’è da sistemare qualcosa nelle pietre, sarà fatto, ma alla fine delle mostre che si inaugureranno il 26 marzo. “Quanto alla pietra”, riporta il Corriere, “le campionature e le visite presso la cava fornitrice del materiale sono state condotte da personale dell’ufficio di David Chipperfield Architects, che hanno validato la scelta del materiale utilizzato”.

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