Kaleidoscope sbarca in Asia. Con un’edizione locale della rivista e una pop-up gallery a Singapore
Ormai sta diventando quasi uno stereotipo: visto che da noi i cervelli ci sono eccome, allora o emigrano oppure si esprimono attraverso le riviste. E infatti in Italia abbondano, ben più che in altri Paesi, dove critici e curatori riescono a lavorare – poiché esistono – in musei, Kunsthalle e via dicendo. Tra i progetti […]
Ormai sta diventando quasi uno stereotipo: visto che da noi i cervelli ci sono eccome, allora o emigrano oppure si esprimono attraverso le riviste. E infatti in Italia abbondano, ben più che in altri Paesi, dove critici e curatori riescono a lavorare – poiché esistono – in musei, Kunsthalle e via dicendo. Tra i progetti più complessi e articolati di questo panorama c’è sicuramente Kaleidoscope, realtà che fa capo ad Alessio Ascari, sul cui curriculum c’è anche la cofondazione di Mousse insieme a Edoardo Bonaspetti.
Ora la notizia è che Kaleidoscope sbarca in Asia. Non soltanto partecipando ad Art Basel Hong Kong, ma lanciando in quell’occasione l’edizione per l’appunto asiatica. Due numeri l’anno, partnership con Arthub, sponsoring di Value Retail, direzione artistica affidata a Mirko Borsche, bilingue cinese/inglese. Il primo numero è dedicato a Utopia/Dystopia, con la cover story dedicata a Chen Tianzhuo. Novità finite? Niente affatto, perché in coincidenza con Art Stage Singapore aprirà anche una pop-up gallery, la prima di una serie nel continente.
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