L’American Express bollente di Liu Yiqian. Il miliardario collezionista cinese paga tutto con carta di credito: anche 45 milioni di dollari per un tappeto tibetano
Che un miliardario cinese compri arte da milioni di dollari in giro per il mondo non impressiona, considerando che i collezionisti asiatici sono ormai tra i più influenti e agguerriti nelle aste e fiere internazionali. È una notizia se il miliardario in questione salda conti a sei zeri con la sua American Express. Si chiama […]
Che un miliardario cinese compri arte da milioni di dollari in giro per il mondo non impressiona, considerando che i collezionisti asiatici sono ormai tra i più influenti e agguerriti nelle aste e fiere internazionali. È una notizia se il miliardario in questione salda conti a sei zeri con la sua American Express. Si chiama Liu Yiqian, ed è un grande imprenditore cinese che ha fatto fortuna nel settore immobiliare e farmaceutico. La sua carriera di compulsivo strisciatore di carte di credito inizia nel luglio 2014, quando ad un’asta si aggiudica per 36 milioni di dollari una minuta porcellana del XV secolo, nota come Chicken Cup. Lo scorso novembre, per pagare 45 milioni di dollari per un antico tappeto tibetano ricamato in seta, il magnate cinese ha firmato con nonchalance più di trenta ricevute, dal momento che le transazioni consentite dal sistema American Express hanno un limite massimo.
Non è ancora confermato se userà la sua fidata carta anche per gli ultimi acquisti alle aste newyorkesi di Sotheby’s e Christie’s della scorsa settimana: da saldare, la cifra record di 4,9 milioni per una statua bronzea tibetana del XI-XII secolo, e i 14 milioni di dollari battuti per l’ultimo esemplare di una serie di pitture dorate su carta blu della dinastia Ming. Pare che Liu Yiqian abbia ormai perso il conto dei punti fedeltà accumulati con i suoi acquisti d’arte, grazie ai quali vola abitualmente a titolo gratuito con la su famiglia da una parte all’altra del globo, alla ricerca di nuovi irrinunciabili pezzi per la collezione di arte antica cinese del suo museo privato a Shanghai.
– Marta Pettinau
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