Lo Strillone: Francesco Rutelli e il divieto di usare a fini di guerra il Patrimonio su Il Foglio. E poi Appia Antica, Ca’ Pesaro, editoria web
“L’iconoclastia è da sempre uno strumento di potere. Dai bizantini a Cromwell”. Sugli sfregi al patrimonio culturale praticati dall’Isis dice la sua con un lungo articolo su Il Foglio Francesco Rutelli, che abbandona la condizione di “ex” (sindaco, ministro) con grande determinazione e lucidità. E lancia un affilato j’accuse all’occidente: “Nelle città, nei siti archeologici, […]
“L’iconoclastia è da sempre uno strumento di potere. Dai bizantini a Cromwell”. Sugli sfregi al patrimonio culturale praticati dall’Isis dice la sua con un lungo articolo su Il Foglio Francesco Rutelli, che abbandona la condizione di “ex” (sindaco, ministro) con grande determinazione e lucidità. E lancia un affilato j’accuse all’occidente: “Nelle città, nei siti archeologici, nei monumenti religiosi e storici l’occidente è un testimone smemorato che abbandona i suoi valori fondanti. L’intera comunità internazionale subisce la sconfessione di conquiste coraggiose della cultura moderna”. Ancora orrori, ma stavolta casalinghi, su Il Fatto Quotidiano, che denuncia la lobby del cemento che a Roma copre l’Appia Antica: “II Comune di Roma regala 400mila metri cubi ai soliti costruttori. Una tangenziale e 32 palazzi sorgeranno sopra una necropoli che nessuno potrà più vedere, sotto le fondamenta”.
Il Corriere della Sera va a Venezia dove Ca’ Pesaro ricostruisce la “folle e meravigliosa avventura” di Egidio Fiorin e della Colophon, fucina di capolavori dell’editoria d’arte. “Tutto comincia venticinque anni addietro con cinque incisioni di Walter Valentini che accompagnano alcuni Canti di Giacomo Leopardi. Ispirazione, confronti? Editori: Vollard, Mourlot e Tériade. Artisti: Picasso, Chagall e Matisse. Testi: Balzac, La Fontaine, la Bibbia e il jazz”. “Conta più il Web. Addio al mito della prima pagina”. La Stampa commenta i risultati del rapporto “2014 State of the Media”: “L’82% degli americani legge le sue notizie su un computer, e il 54% su un dispositivo mobile tipo smartphone e tablet. I grandi giornali finalmente se ne sono accorti, e quindi stanno cambiando la pianificazione del loro lavoro: prima il digitale, e poi, forse, la carta”.
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