Lo Strillone: l’arte del sonno da Pompei a Kate Moss su La Stampa. E poi Philharmonie di Parigi, Tahar Ben Jelloun, Virgilio Sieni
“La prima è una culla Thonet disegnata nella del Vienna 1885, segue il mucchio di brande militari, accatastate l’una sopra l’altra quasi al cielo, per ricordare i troppi che là sono nati e morti, come Ansel Kiefer ha voluto nell’installazione del 2011”. La Stampa va a Vienna per recensire una mostra assai curiosa alla XXIer […]
“La prima è una culla Thonet disegnata nella del Vienna 1885, segue il mucchio di brande militari, accatastate l’una sopra l’altra quasi al cielo, per ricordare i troppi che là sono nati e morti, come Ansel Kiefer ha voluto nell’installazione del 2011”. La Stampa va a Vienna per recensire una mostra assai curiosa alla XXIer Haus del Belvedere, diretta dal veneziano Mario Codognato (“tipico esempio d’ingegno italiano, trascurato da noi, ma chiamato dall’Europa a un incarico di alto prestigio”): si intitola Sleepless, e presenta dipinti, sculture, video, foto, installazioni per raccontare il letto nei secoli. “Doveva costare 200 milioni di euro e invece non ne sono bastati 380”. È sabato, e in edicola c’è Io Donna, che raggiunge Parigi per una riflessione sulla nuova Philarmonie di Parigi di Jean Nouvel a due mesi dall’inaugurazione del 15 gennaio: “la 69enne star degli architetti ha trascinato i committenti in tribunale, le udienze sono cominciate a metà febbraio: Nouvel pretende che le difformità fondamentali rispetto al progetto originario siano corrette, in particolare i colori della facciata e la copertura dei riflettori nella sala da concerto”.
“Coloro che sostengono che terrore e Islam sono la stessa cosa tradiscono tutto quello che di buono l’Occidente si è conquistato”. La Repubblica batte il tema caldissimo presentando il nuovo libro di Tahar Ben Jelloun: che rappresenta “il disagio di chi si oppone all’Islam radicale ma anche alle troppe ipocrisie occidentali”. Teatro su Il Manifesto, che va a Bologna dove il Teatro Comunale mette in scena Le Sacre di Igor’ Stravinskij nella lettura di Virgilio Sieni: “dal lontano archetipo, la quasi leggendaria interpretazione che ne diede cent’anni fa Vaslav Niinskij con i Balletti russi di Djagilev in una tumultuosa serata parigina, non ha cessato di calamitare l’attenzione di artisti molto diversi, fino al vero e proprio balletto meccanico inscenato di recente da Romeo Castellucci”.
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