Ludovica Amati featuring Asia Argento. Insieme a Parigi, per una performance al femminile. Storie di rigenerazioni spirituali, in forma di collezioni fashion
Special guest dal mondo del cinema per la giovane stilista Ludovica Amati, in trasferta a Parigi nei giorni della fashion week appena conclusa. Asia Argento era la protagonista di una performance, dal titolo Trabalho de Concentração, con cui Amati presentava la sua collezione FW 2015/16, puntando – come sua consuetudine – sulla contaminazione tra arte, […]
Special guest dal mondo del cinema per la giovane stilista Ludovica Amati, in trasferta a Parigi nei giorni della fashion week appena conclusa. Asia Argento era la protagonista di una performance, dal titolo Trabalho de Concentração, con cui Amati presentava la sua collezione FW 2015/16, puntando – come sua consuetudine – sulla contaminazione tra arte, teatro, moda.
Non la solita sfilata, dunque, ma un evento che ha letteralmente messo in scena il concept alla base dei nuovi outfit invernali. Un rito di passaggio, che aveva come protagonista l’abito, ma anche e soprattutto l’idea di guarigione, di transito spirituale, di incantesimo sciamanico.
Il servizio fotografico di Andrea Buccella racconta alcuni attimi del viaggio. Asia Argento, nei panni di sacerdotessa, è assistita da una vestale, l’attrice Emma de Caunes: insieme, attingendo da saperi antichi ed energie trascendentali, rianimano le donne che abitano la chiesa sconsacrata di Avenue Ledru Rollin, luogo fortemente simbolico, che è insieme domestico e religioso. A saturare di atmosfere oniriche l’ambiente sono il sound di Vicarius Bliss e le luci di Antoine Parouty, in uno spazio sospeso, chiaroscurale, ad alta tensione emotiva.
Bene si inseriscono gli abiti in questa cornice performativa, che ruota interamente intorno al concetto di trasformazione, di rinascita. La donna raccontata da Ludovica Amati è madre e viaggiatrice, intensa e libera, severa ma suadente. Quel certo lirismo contenuto, privo di sbavature, che identifica ogni creazione della designer romana, si declina qui nei materiali sensibili come pelle, lana, seta, su cui spuntano ricami discreti come intarsi d’epoca.
Il motivo decorativo preso in prestito dai tessuti del popolo Shipibo-Konibo, indigeni delle foreste peruviane, diventa una stampa sul jersey di seta o un tatuaggio sulle morbide pelli: la trama grafica, come un codice cifrato, rimanda a un mondo di simboli sacri, di avventurose esplorazioni, di saperi ancestrali.
Non mancano i giochi di trasparenza, come gli strati di tulle sul cadì di seta, e i tessuti leggerissimi, le camicette castigate e immacolate, i colletti da collegiale, gli scialli avvolgenti, le gonne e i maxi pantaloni fruscianti. E poi, a contrasto, il robusto paltò damascato color rubino, la giacca basic monopetto, il caldo cappottino in velluto nero. Unendo, come sempre, candore e passione, preziosità ed essenzialità, tradizione e mistero.
Donne in cerca di un equilibrio nuovo, sul sentiero di una rigenerazione interiore. Complesse, fragili, mutanti. Salde come rocce.
– Helga Marsala
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