New York Updates: rumors sulle vendite all’Armory Show. In attesa dei dati ufficiali, dagli States arriva l’entusiasmo dei galleristi (anche italiani)
Sui moli 92 e 94 del fiume Hudson, a New York, un inizio di marzo gelido ha accolto una delle più attese e frenetiche settimane per l’arte contemporanea. Parliamo dell’Armory Show, che quest’anno ha ospitato 199 gallerie provenienti da 28 paesi da tutto il globo. Mentre a New York si inizia a disallestire – ieri, […]
Sui moli 92 e 94 del fiume Hudson, a New York, un inizio di marzo gelido ha accolto una delle più attese e frenetiche settimane per l’arte contemporanea. Parliamo dell’Armory Show, che quest’anno ha ospitato 199 gallerie provenienti da 28 paesi da tutto il globo. Mentre a New York si inizia a disallestire – ieri, domenica 8 marzo era l’ultimo giorno utile per visitare la fiera – e ancora si attendono i dati ufficiali, sul web non mancano report più o meno dettagliati e anticipazioni sui “chi c’era” dell’artworld e non solo, sulle opere migliori e peggiori, gli stand degni di lode e, ovviamente, le vendite. Tenendo conto delle condizioni meteo avverse e della tendenza patologica dei galleristi a mentire o gonfiare le dichiarazioni sul volume dei propri affari fieristici, pare che questa edizione dell’Armory Show sia stata un successo, con un notevole giro di collezionisti americani e un numero di visitatori che a venerdì si attestava sui 65mila.
Dal fronte gallerie nostrane, i primi rumors confermerebbero il saldo interesse dei collezionisti d’oltreoceano per l’arte italiana del secondo dopoguerra. Con ottimi risultati chiuderebbe la Galleria d’Arte Maggiore di Bologna, di cui si mormora la vendita di due acquarelli di Giorgio Morandi del 1958 e del 1962, rispettivamente per 110 e 100mila di dollari, oltre che una matita su carta del 1959 venduta per 34mila e un’opera minimalista di Ettore Spalletti del 2010 per di 75mila dollari. Anche Mazzoleni di Torino tornerebbe a casa soddisfatta, se fosse confermato delle opere di Alighiero Boetti e Agostino Bonalumi vendute per cifre che si aggirano tra i 150 e i 250mila dollari. Scorrendo le prime indiscrezioni dalle gallerie internazionali, saltano invece all’occhio la Sean Kelly Gallery, che piazzerebbe la scultura State XIII di Antony Gormley per 537mila dollari, la tedesca Sprüth Magers con la panchina in pietra di Jenny Holzer, ceduta per 159mila dollari, e la Lisson Gallery di Londra con il padiglione a specchio di Dan Graham, acquistato da un collezionista americano per 350mila dollari.
– Marta Pettinau
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