Primo Festival Internazionale di Installazioni Luminose. Le borgate di Roma si vestono di luce: quattro artisti accendono le periferie e le architetture popolari
Non solo street art. L’arte contemporanea, con forme e linguaggi diversi, sempre più spesso sceglie le periferie. Così, mentre Roma assiste a un’esplosione di murales, progettati per riqualificare e rilanciare i sobborghi cittadini, nuovi progetti prendono forma, lungo la stessa direzione. È così che in occasione dell’Anno Internazionale della Luce nasce il Festival Internazionale di […]
Non solo street art. L’arte contemporanea, con forme e linguaggi diversi, sempre più spesso sceglie le periferie. Così, mentre Roma assiste a un’esplosione di murales, progettati per riqualificare e rilanciare i sobborghi cittadini, nuovi progetti prendono forma, lungo la stessa direzione. È così che in occasione dell’Anno Internazionale della Luce nasce il Festival Internazionale di Installazioni Luminose, progetto ideato da Teatroinscatola, in collaborazione con NERO e con ATER Roma, l’Azienda territoriale per l’edilizia residenziale. Protagonisti sono alcuni tra i più significativi esempi di edilizia popolare, costruiti durante e dopo il secondo conflitto mondiale.
Dal 26 al 29 marzo 2015, gli artisti Carola Bonfili, Rowena Harris, Matteo Nasini e Federico Proietti daranno vita ad interventi luminosi, effimeri, spettacolari, capaci, nell’arco di una notte sola, di restituire un volto speciale ad angoli marginali e spesso dimenticati di città.
Si parte dal Borgo del Trullo, progettato dall’Architetto Roberto Nicolini, con l’installazione di Nasini, un totem composto da insegne luminose in disuso, mentre il giorno dopo la Borgata di San Basilio, progetto dell’Architetto Tancredi, ospiterà l’inedita lotteria di Proietti, realizzata proprio con la luce; quindi sarà il turno della Borgata del Quarticciolo, ancora una creatura di Nicolini, dove Bonfili ricamerà sulla facciata di tre edifici un’immaginaria costellazione, frutto di un laboratorio didattico avviato con i bambini di una scuola del quartiere: tra nomi di stelle inventati, e un uso creativo del codice Morse, il gioco collettivo partorisce galassie scintillanti, con cui reinventare l’aspetto di ordinarie architetture. La conclusione è attesa a Primavalle, luogo che porta la firma dell’Architetto Giorgio Guidi, dove la Harris piazzerà la frase And So We Gape (in italiano “E così noi a bocca aperta”) sul muro cieco di un palazzo.
Infine, un progetto collaterale dell’architetto Oscar Santilli, dal titolo Watt PedAlati, metterà a disposizione del pubblico due spinbike, con cui “caricare” di luce blu delle pennellesse: grazie ai watt prodotti dall’energia cinetica umana, gli anomali strumenti hi-tech serviranno per dipingere su dei pannelli, spalmando scie luminose come se fossero colore.
Il Festival, che nasce nel solco di un dialogo sincero con i residenti, punta a coinvolgere fasce di pubblico normalmente lontane dai margini cittadini: un modo per attivare riflessioni di natura sociale, urbanistica, architettonica, passando da una chiave creativa, immaginativa e relazionale.
– Helga Marsala
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