Addio a Lanfranco Colombo, fondatore a Milano di Diaframma, la prima galleria d’arte dedicata in Italia alla fotografia
Aveva 91 anni e una lunga e produttiva carriera alle spalle. Si è spento a Genova il 7 aprile, Lanfranco Colombo, militante della fotografia italiana, a cui si riconosce il ruolo da apripista per la cultura dell’immagine fotografica nell’Italia del secondo dopoguerra, quando il mercato e il collezionismo di genere erano inesistenti ed era assai […]
Aveva 91 anni e una lunga e produttiva carriera alle spalle. Si è spento a Genova il 7 aprile, Lanfranco Colombo, militante della fotografia italiana, a cui si riconosce il ruolo da apripista per la cultura dell’immagine fotografica nell’Italia del secondo dopoguerra, quando il mercato e il collezionismo di genere erano inesistenti ed era assai difficile trovare i testi fondamentali della letteratura critica e storica di settore.
Nel 1967, in un tempo di grande fermento culturale, Lanfranco Colombo decise di aprire in via Brera, nella sua Milano, quella che fu la prima galleria d’arte privata dedicata esclusivamente alla fotografia. Si chiamava Il Diaframma e fu per decenni un punto di riferimento e crocevia per critici, appassionati, intellettuali e fotografi, italiani e non solo. Nella sua galleria, furono allestite oltre seicento mostre sino al 1996. Sempre nel 1967, è Colombo che porta in Italia per la prima volta, al Padiglione di Arte Contemporanea della Galleria d’Arte Moderna, la lezione fotografica di Henry Cartier-Bresson. Oltre all’attività espositiva in galleria, Colombo si dedicò all’editoria con l’assunzione della direzione del periodico Popular Photography Italiana, che, nel 1972 divenne Il Diaframma – fotografia italiana, affermandosi come la principale testata per il dibattito sulla fotografia in Italia.
Lanfranco Colombo fu anche, e soprattutto, fotografo: la fotografia era per lui “un modo sicuro di leggere le persone, quindi la vita” ed è la sua ansia di comprensione del mondo che si legge negli scatti contenuti nel libro Ex Oriente – vincitore del premio Nadar nel 1964 – realizzati nei primi anni Sessanta tra Atene, il Libano, l’Iran e l’Iraq. La stessa visione che si ritrova nelle oltre 800 mila fotografie di cui consta il suo archivio, da qualche giorno – purtroppo – non più aggiornabile.
– Marta Pettinau
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