Henraux produce “Il seme dell’Altissimo” di Emilio Isgrò, in occasione di Expo. Sette metri di purissimo marmo bianco. Un nuovo monumento per Milano

“Parlare di un Seme d’arancia, sia pure ingrandito un miliardo e cinquecento milioni di volte, non è facile né per chi lo crea né per il pubblico chiamato a decifrarne il significato. Non si può non pensare, infatti, almeno al primo impatto, a una di quelle manipolazioni genetiche che hanno complicato il soggiorno dell’uomo sulla terra. Solo […]

Parlare di un Seme d’arancia, sia pure ingrandito un miliardo e cinquecento milioni di volte, non è facile né per chi lo crea né per il pubblico chiamato a decifrarne il significato. Non si può non pensare, infatti, almeno al primo impatto, a una di quelle manipolazioni genetiche che hanno complicato il soggiorno dell’uomo sulla terra. Solo che la manipolazione, in questo caso, non è della scienza ma dell’arte: la quale, diversamente dalla scienza, ha il dovere, più che il diritto, di vivere d’immaginazione e di arbitrio. Senza nessun rischio per la salute. Anzi è proprio l’arbitrio, la suprema libertà dell’arte, a rendere lecito l’illecito e possibile l’impossibile”.
Emilio Isgrò racconta, col il consueto eloquio colto e appassionato, il suo nuovo progetto per Milano, pensato in occasione di Expo. Una riedizione di quel seme gigante, nato nel 1998 nella sua terra d’origine, la Sicilia, e allestito in una piazza di Bercellona Pozzo di Gotto, per volere del sindaco; un seme candido e monumentale, omaggio agli agrumeti siculi, alle memorie contadine e a quell’economia un tempo fiorente, legata all’agricoltura e all’esportazione verso Nord. Un seme povero e regale, auspicio di bellezza e di trionfo, che a un certo punto al stessa giunta comunale decise di spostare in un altro punto della città, contro le volontà dell’artista. Oggi, grazie all’impegno di cittadini, operatori culturali e di una nuova compagine politica, l’opera è tornata a splendere, dopo un lungo cantiere di restauro, rimando al suo posto, là dov’era sbocciato quasi vent’anni fa.

Emilio Isgrò fotografato da Ferdinando Scianna, nel 1998

Emilio Isgrò fotografato da Ferdinando Scianna, nel 1998

Il prossimo primo maggio un seme gemello, battezzato “Il Seme dell’Altissimo”, sarà protagonista della scena milanese. A volerlo e produrlo è Henraux s.p.a., sponsor ufficiale di Expo 2015, marchio d’eccellenza nel settore dell’estrazione del marmo, in prima linea (con l’omonima Fondazione) nella produzione di opere d’arte e nella promozione della ricerca contemporanea: la scultura sarà infatti realizzata in marmo bianco Altissimo, prezioso lapideo che arriva dalle cave Apuane, e issata nell’ingresso principale dell’Expo Center, il Gate Ovest, ad accogliere i milioni di visitatori arrivati da ogni parte del globo. Successivamente, l’artista e l’azienda la doneranno a Milano, dove sarà allestita in permanenza in uno spazio pubblico.
Simbolo di vita e immagine folgorante del futuro, della creazione e della trasformazione, il seme di Emilio Isgrò si dischiude una seconda volta, non più tra le maglie di una Sicilia controversa e luminosa, ma in un luogo di progresso e di speranza, che prova ad incarnare un’immagine nuova dell’Italia tutta.
E là dove un artista”, aggiunge Isgrò, “proprio all’Expo, nel cuore di un’Italia che cambia, osa impiantare un Seme alto sette metri, è assai probabile che prima o poi, là vicino o in un luogo non troppo distante, qualcuno si decida a impiantare una fabbrica di nuovo tipo, un’azienda capace di produrre qualcosa di cui il mondo ha urgente bisogno ma alla quale nessuno aveva pensato. A questo serve l’arte: a dare più coraggio ai coraggiosi, non a guardarsi allo specchio”.

Helga Marsala

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Helga Marsala

Helga Marsala

Helga Marsala è critica d’arte, editorialista culturale e curatrice. Ha insegnato all’Accademia di Belle Arti di Palermo e di Roma (dove è stata anche responsabile dell’ufficio comunicazione). Collaboratrice da vent’anni anni di testate nazionali di settore, ha lavorato a lungo,…

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