Il Whitney Museum di Renzo Piano sotto attacco. Gli ambientalisti inscenano una finta inaugurazione contro il museo e il gasdotto sotto le sue fondamenta
IL (FINTO) TAGLIO DEL NASTRO DEL NUOVO WHITNEY MUSEUM A poco più di due settimane dall’inaugurazione post-restyling firmato da Renzo Piano, il Whitney Museum di New York è stato preso di mira da un nutrito gruppo di attivisti ambientali. La notte tra il 14 e il 15 aprile, si è svolta una celebrazione farsa con […]
IL (FINTO) TAGLIO DEL NASTRO DEL NUOVO WHITNEY MUSEUM
A poco più di due settimane dall’inaugurazione post-restyling firmato da Renzo Piano, il Whitney Museum di New York è stato preso di mira da un nutrito gruppo di attivisti ambientali. La notte tra il 14 e il 15 aprile, si è svolta una celebrazione farsa con tanto di taglio del nastro, a cui è stata chiamata una delle Guerrilla Girls con la classica maschera da gorilla. La proclamazione dell’apertura del Whitney, per l’occasione rinominato “museo del gasdotto”, è stata accompagnata dalla proiezione, sulla facciata nuova di zecca, di immagini catastrofiche e slogan taglienti contro il Whitney e il gasdotto che fu costruito due anni fa dalla compagnia Spectra Energy, proprio sotto le sue fondamenta.
I MUSEI COMPLICI DEI DISASTRI AMBIENTALI?
Ancora non è chiaro se ci siano degli intendimenti tra la Spectra e il Whitney, ma per i manifestanti il museo è comunque idealmente complice del riciclo di denaro sporco o macchiato di colpe ambientaliste, che spesso si celano dietro gli investimenti culturali e le grandi compravendite di opere d’arte. E’ significativo il caso di David Koch, il re dell’industria americana dei combustibili fossili, che, a quanto pare, avrebbe le mani in pasta nei consigli di amministrazione di un bel numero di istituzioni culturali newyorkesi tra le quali, ironicamente, anche musei delle scienze. Dietro l’intervento della scorsa notte, ci sarebbero militanti di diversi gruppi attivisti, tra i quali Sane Energy Project, Occupy the Pipeline, Liberate Tate e Occupy Museum. Sfruttando i fari puntati sulla nuova architettura di Renzo Piano, i manifestanti hanno rilanciato la loro campagna ambientalista contro l’industria del carbone.
IL RITORNO DEL COLLETTIVO THE ILLUMINATOR
La proiezione notturna è stata studiata dal collettivo artistico The Illuminator, nato nel marzo 2012 dalle fila del movimento Occupy Wall Street, che, da allora, impiega proiezioni in spazi pubblici come dispositivo di protesta e di risveglio delle coscienze cittadine su tematiche urgenti. Per capirci, sono gli stessi artisti che un paio di settimane fa, hanno rimpiazzato con un ologramma il busto di Edward Snowden, dopo che questo era stato rimosso dalla polizia dal Fort Greene Park di Brooklyn.
LE RICHIESTE DEI MANIFESTANTI AL MUSEO
I manifestanti hanno richiesto, infine, al museo di impegnarsi con un programma che sensibilizzi sui cambiamenti climatici, di cui i combustibili fossili sono i principali responsabili. Il Whitney è stato anche invitato a chiarire pubblicamente se esistono e quali sono i piani di emergenza per salvaguardare visitatori e opere d’arte, nel caso il gasdotto dovesse avere problemi…
– Marta Pettinau
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