Lo Strillone: Whitney, il museo disubbidiente di Renzo Piano su La Stampa. E poi Max Mara, Velazquez, Ferrari&Pavarotti
“Il segreto dei miei musei? Attrarre e non intimidire“. A una settimana dall’inaugurazione del nuovo Whitney Museum da lui progettato a Meatpacking District, Renzo Piano racconta tutto a La Stampa (e anche, con un’ampia intervista, a La Repubblica), allargando il discorso al suo rapporto in generale con la fattispecie museo. “II museo è un po’ […]
“Il segreto dei miei musei? Attrarre e non intimidire“. A una settimana dall’inaugurazione del nuovo Whitney Museum da lui progettato a Meatpacking District, Renzo Piano racconta tutto a La Stampa (e anche, con un’ampia intervista, a La Repubblica), allargando il discorso al suo rapporto in generale con la fattispecie museo. “II museo è un po’ come la cultura americana: libera, innovativa, a volte anche disubbidiente. Un’ampia vetrata divide il piano terra del nuovo museo, dove è stato collocato il caffè, dagli affollatissimi marciapiedi di Manhattan. Gli angoli del museo sono orientati ad hoc verso i quattro punti cardinali, per valorizzare al meglio le particolarità naturali”. E di Whitney Museum parla anche Il Messaggero, che anticipa che in occasione dell’apertura della nuova sede è stata presentata la Max Mara Whitney Bag, una borsa disegnata sempre dallo studio di Renzo Piano. Un’idea di Luigi Maramotti, presidente del gruppo fashion: “La creatività non può essere ghettizzata in un Paese”.
Italia Oggi va a Parigi per raccontare la grande esposizione di Velazquez al Grand Palais. Che ”ha vinto la sfida che sembrava impossibile di riuscire a realizzare la prima retrospettiva francese dedicata al grande pittore della corte del re di Spagna Filippo IV, pur non possedendo neppure uno dei suoi capolavori. I quadri in mostra, infatti, sono arrivati dai musei di mezzo mondo: Dublino, Budapest, Roma, Vienna, Londra, San Pietroburgo, Dresda, Firenze, Berlino, Boston, Chigago, Detroit, Dallas, Sarasota, Cleveland, Fort Worth, Washington, New York, Dorset”. Un abbinamento che ha fatto – e farà – discutere: la Ferrari a Luciano Pavarotti unite da un unico pass, a rappresentare un pezzo di Emilia in vista dell’Expo. È il Corriere della Sera a parlare del Discover Ferrari & Pavarotti land: “lunga escursione attraverso i luoghi simbolo della narrazione tradizionale modenese che terrà compagnia fino alla chiusura di Expo”.
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