Ecco le prime immagini del museo CSAC di Parma. Un’abbazia medievale si apre al contemporaneo, con una collezione di 12 milioni di pezzi cresciuta in quasi 50 anni
ESPOSTA UNA SELEZIONE DELLA RACCOLTA DI 12 MILIONI DI PEZZI L’ingresso alla Certosa è a lato, la porta centrale rimane serrata. La prima opera che si incontra nella chiesa sconsacrata, subito a destra, è Infinito di Luigi Ghirri (1975). Una dichiarazione di metodo, forse, un guardare verso il cielo senza limiti con obiettivi senza limiti: […]
ESPOSTA UNA SELEZIONE DELLA RACCOLTA DI 12 MILIONI DI PEZZI
L’ingresso alla Certosa è a lato, la porta centrale rimane serrata. La prima opera che si incontra nella chiesa sconsacrata, subito a destra, è Infinito di Luigi Ghirri (1975). Una dichiarazione di metodo, forse, un guardare verso il cielo senza limiti con obiettivi senza limiti: perché 12 milioni di pezzi raccolti dagli artisti tramite donazioni già si avvicinano all’infinito, tendono a esso e determinano la pianificazione di un archivio destinato, forse, a crescere sempre, e ancora. Dopo tanti anni di attese, di speranze, di traslochi e promesse, finalmente a Parma una piccola parte del patrimonio del Centro Studi e Archivio della Comunicazione è ora esposta e aperta al pubblico, e non solo agli specialisti e ricercatori a cui era riservata in passato. La selezione delle opere molto ristretta, simbolica di una collezione impossibile da mostrare interamente a causa dell’entità e varietà dei contenuti, sfiora però tutti i settori dell’archivio: dai canonici generi di pittura, scultura e fotografia, ai progetti di architettura, al design e alla moda, senza dimenticare la satira, la pubblicità, i carteggi degli artisti.
ARTE POVERA, SPAZIALISMO, INFORMALE, FRA CHIESA E CERTOSA
Tutto si svolge all’interno della Certosa di Valserena, tra quelle campate percorse secoli fa dai monaci certosini, sotto quegli affreschi sacri del catino absidale dove ora si staglia un dissacrante – come al solito – Enrico Baj. Inutile elencare qui altri nomi dei protagonisti di questa impresa, ma vale la pena sottolineare la preferenza verso l’Arte Povera, lo Spazialismo, l’Informale: temi di ricerca da sempre inseguiti e indagati da Arturo Carlo Quintavalle, ideatore e “padre” dello CSAC fin dal 1968. Al di là della chiesa vera e propria, gli spazi della Certosa comprendono anche la sala ipogea dove si concentrano i pezzi di scultura più importanti, e la sala delle colonne che raccoglie alcune cassettiere che conservano opere su carta. Due di queste, apribili, consentono di curiosare tra lettere e appunti – protetti da plexiglass, ovviamente – per completare il quadro delle mille sfaccettature con le quali si può leggere questo nuovo museo.
LA GESTIONE (TURBOLENTA) È DELL’UNIVERSITÀ DI PARMA
L’immensa collezione è proprietà dell’Università degli Studi di Parma: a essa tutte le opere, dalla prima all’ultima, sono state donate. Vicende travagliate hanno caratterizzato gli ultimi mesi della gestione dello CSAC: dimesso il presidente, Luigi Allegri, dimessa la direttrice “storica”, poi uno dei membri del Consiglio, Gloria Bianchino, ora tutto è nelle mani del Rettore Loris Borghi che guida il vertice a interim – e che ha fortemente voluto l’apertura del complesso -, in attesa della nomina di un nuovo presidente, a cui spetterà il compito di mantenere in vita sia il museo sia il centro di ricerca. L’apertura al pubblico è per domani, 23 maggio: ma Artribune era presente all’inaugurazione, e vi propone un’anticipazione e una gallery…
– Marta Santacatterina
CSAC Centro Studi e Archivio della Comunicazione
Strada Viazza di Paradigna – Parma
http://www.csacparma.it
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