Venezia Updates: lo strano caso di William Kentridge e del fregio sul Lungotevere approda alla Biennale con contorni misteriosi e incomprensibili…

Una bella nemesi al contrario quella che sta vivendo in questi giorni William Kentridge protagonista di una delle sale più riuscite del Padiglione Italia alla Biennale di Venezia. La sala è tutta dedicata al fregio Triumphs and Laments che il grande artista sudafricano ha preparato per i muraglioni del Lungotevere a Roma. Un progetto davvero […]

Una bella nemesi al contrario quella che sta vivendo in questi giorni William Kentridge protagonista di una delle sale più riuscite del Padiglione Italia alla Biennale di Venezia. La sala è tutta dedicata al fregio Triumphs and Laments che il grande artista sudafricano ha preparato per i muraglioni del Lungotevere a Roma. Un progetto davvero straordinario: oltre mezzo chilometro di murales dalle dimensioni colossali, realizzato eliminando lo sporco e lo strato di inquinamento dagli argini del fiume (ne abbiamo parlato qui la prima volta). Un progetto, però, che per incapacità amministrative e tare mentali della nostra pubblica amministrazione è fermo da anni. Già, proprio così: uno dei più grandi artisti del mondo concepisce per la tua città un progetto strepitoso e tu cosa fai? Lo lasci marcire in qualche cassetto.
Oggi questo progetto è apprezzabile da tutti nel Padigilione Italia e vediamo se dopo aver saputo che il fregio di Kentridge ha fatto la Biennale ancora ci si permetterà di fare melina su questa realizzazione. Certo – ed eccoci alla nemesi di cui sopra – una curiosità va notata. Proprio la funzionaria del Ministero che più di ogni altra ha ostacolato (o per lo meno non coadiuvato) la realizzazione di quest’ora quando era Direttore Generale per il Lazio, si ritrova oggi – da Direttore Generale per l’Arte Contemporanea – ad essere la “produttrice” del Padiglione che porta alla ribalta ed alla grande visibilità di una Biennale l’opera stessa.
Federica Galloni, questo il nome della funzionaria, non è certo il curatore del padiglione, ma ne è in qualche modo l’editore: se per un paio d’anni ha ignorato Kentridge evidenemente non lo consideva un artista degno di risposta, ma allora come mai ce lo ritroviamo nel padiglione nazionale? Se invece è ritenuto artista degno di essere portato in Biennale, come mai non è stato seguito il progetto del fregio con la passione e la velocità che era necessaria? Sia quel che sia speriamo che questo invito a Kentridge da parte di Trione sblocchi la situazione romana e permetta all’artista di realizzare questa sua nuova grande opera in Italia.

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Redazione

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