Basel Updates: immagini dalla regina delle fiere. “Already sold” spesso pronunciato dai galleristi di Art Basel: vendite elevate anche per le generazioni più recenti
Art Basel è una certezza: poche sorprese ma qualità alta e grandi nomi. Il termometro della fiera è la sezione Unlimited dove, oltre alle vecchie glorie, ci sono anche artisti più giovani appena avvistati alla Biennale di Venezia. I settori come Statements, Feature, Parcours, sono rilevanti quando contribuiscono a sostenere il mercato delle gallerie della sezione principale. Nei giorni […]
Art Basel è una certezza: poche sorprese ma qualità alta e grandi nomi. Il termometro della fiera è la sezione Unlimited dove, oltre alle vecchie glorie, ci sono anche artisti più giovani appena avvistati alla Biennale di Venezia. I settori come Statements, Feature, Parcours, sono rilevanti quando contribuiscono a sostenere il mercato delle gallerie della sezione principale. Nei giorni di preview la frenesia e l’eccitazione erano percepibili e le contrattazioni sembravano frequenti anche se a macchia di leopardo, e sopratutto al secondo piano, dove si trovano le gallerie concentrate sulle generazioni più recenti.
Il dubbio che i collezionisti della First choise avessero fatto man bassa veniva: l’installazione di Dan Colen da Massimo De Carlo sembrava una metafora dello stato d’animo comune. In alcuni stand non si riusciva a farsi ascoltare dai galleristi. In ogni modo, la risposta era, comunque: “already sold”. Molto interesse alla Galleria Continua intorno a Pascale Marthine Tayou, anche grazie alla bellissima opera allestita ad Unlimited; parecchio movimento davanti a un grande Danh Vo da Kurimanzutto, che riprende il colore rosso dell’installazione di Venezia. Buoni riscontri per Wael Shawky alla Sfeir Semler Gallery, per Sudarshan Shetty da Galleryske, Ed Atkins (Cabinet, Gavin Brown e Isabella Borrolozzi) e Sam Falls (Franco Noero e Hannah Hofmann).
Se a Basilea ci si aspetta di trovare tanti Anish Kapoor (super materico quello da Barbara Gladstone) o Marlene Dumas, che effettivamente ricorrono in più di una galleria (anche per la mostra alla Fondation Beyeler), meno scontata la quantità di molti artisti del Minimalismo americano, dell’arte cinetica, del Gruppo Zero, con lavori tra suono e luce tra cui quelli di Julio Le Parc a Dan Flavin, Gianni Colombo, Jesus Rafael Soto e i loro più giovani epigoni come Jeppe Hein. Ma se un confronto è concesso, con il beneficio della prima impressione, rispetto a Venezia a Basilea c’è voglia di colore, aria, leggerezza…
– Antonella Crippa
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