Larry Gagosian è un’Anna Wintour in giacca e cravatta. Il gallerista newyorkese sarebbe il peggior capo nell’art world. Parola di Amanda Brooks, sua ex assistente
L’alter ego del Diavolo veste Prada nell’art world avrebbe il volto del potente gallerista Larry Gagosian. Come nel caso di Anna Wintour, le cui angherie sono state minuziosamente descritte in un romanzo dalla scrittrice Lauren Weisberger, ex assistente della diabolica direttrice di Vogue America, anche stavolta la rivelazione arriva direttamente dalle pagine di un libro. A […]
L’alter ego del Diavolo veste Prada nell’art world avrebbe il volto del potente gallerista Larry Gagosian. Come nel caso di Anna Wintour, le cui angherie sono state minuziosamente descritte in un romanzo dalla scrittrice Lauren Weisberger, ex assistente della diabolica direttrice di Vogue America, anche stavolta la rivelazione arriva direttamente dalle pagine di un libro. A firmarlo, Amanda Brooks, scrittrice di moda che ha costruito la sua carriera passando per la catena di negozi Barneys come fashion director e che, messo piede fuori dal collage, ebbe il (dis)piacere di lavorare da Gagosian, a New York, nel ruolo di assistente di galleria. Per due anni. Finché poi, esasperata, decise di lasciare il lavoro e di concedersi un nuovo inizio.
Nel suo Always Pack a Party Dress: And Other Lessons Learned From a (Half) Life in Fashion, l’ex “gallerina” di Gagosian racconta dei primi passi nella galleria dietro le gonne di Pippa Cohen, che al tempo si occupava della produzione di tutte le mostre nei tre spazi di New York e Los Angeles; del passaggio di consegne, delle nuove responsabilità a cui seguirono i primi scontri con Larry Gagosian, “brillante sull’orlo della pazzia”, che le urlava contro e la insultava per non aver correttamente intuito ciò che lui esigeva, e un attimo dopo la pregava di raggiungerlo con il fidanzato e gli amici nella sua casa nell’East Hampton per il weekend. Amanda Brooks ritrae Gagosian come un workaholic maniaco del controllo e dall’insulto facile verso i suoi sottoposti.
Conoscendo solo una versione, non possiamo essere certi della totale veridicità dei fatti. Ma di storie simili se ne sentono, e vivono, tutti i giorni e a tutte le latitudini del globo. Specie in presenza di un capo potente e volitivo come il grande gallerista americano. Non ci sorprenderemmo granché, insomma, se fosse tutto vero. D’altronde fatti come questi non servono ad altro che ad alimentare il mito e lo Squalo non potrà che compiacersene…
– Marta Pettinau
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