Lo Strillone: tutto Giorgio Albertazzi fra Dio e politica su Il Giornale. E poi Piero di Cosimo, il vino di Leonardo, Pompei
II teatro, le donne, Dio, la politica. È un Giorgio Albertazzi senza freni quello che si racconta a Il Giornale, in attesa di salire sul palcoscenico del padiglione di Intesa Sanpaolo a Expo con la pièce La forma dell’incompiuto. “Uno spettacolo mio di qualche anno fa, prodotto da Andrée Ruth Shammah. Contiene alcuni principi del […]
II teatro, le donne, Dio, la politica. È un Giorgio Albertazzi senza freni quello che si racconta a Il Giornale, in attesa di salire sul palcoscenico del padiglione di Intesa Sanpaolo a Expo con la pièce La forma dell’incompiuto. “Uno spettacolo mio di qualche anno fa, prodotto da Andrée Ruth Shammah. Contiene alcuni principi del mio teatro”. Riempie ancora i teatri, lo stuzzica il giornalista. “Sì, sono sempre pieni. Ho avuto sempre il pubblico dalla mia parte. Le memorie di Adriano ha avuto più di ottocento repliche nel mondo e non ha mai fallito una sera. Tutto esaurito. Perché il pubblico sente. Non deve capire. Deve vedere e sentire, questo è teatro. E ai miei spettacoli prova emozioni forti, che fanno magari riflettere e allo stesso tempo sognare. È una provocazione, un fatto erotico”. Pensa mai a Dio? “Dio? Mah, è così impersonale Dio, che cos’è, un’idea?”. E la politica? “C’è la politica oggi? Non c’è. Troppi ladri, mascalzoni. Non tutti, ma la situazione del mondo occidentale è catastrofica. E probabilmente anche quella del mondo orientale. La natura si ribella, c’è violenza, trionfano i barbari, il caos”.
L’eccentrico outsider del Rinascimento. La Repubblica recensisce la grande mostra di Piero di Cosimo appena inugurata alla Galleria degli Uffizi di Firenze: “le invenzioni bizzarre del più originale dei contemporanei di Leonardo. Una mostra concepita in modo da ricostruire il percorso artistico del pittore passo dopo passo, intercalando ai suoi dipinti quelli dei suoi compagni di strada più significativi”. Risuscita il vino di Leonardo: La Nazione racconta un altro degli insoluti enigmi leonardeschi: “ritrovare gli esatti profumi e sapori del frutto autentico della vite, da cui, secoli fa, egli beveva. Nell’agosto del ’43 la vigna bruciò sotto il bombardamento degli alleati. Per questo mi convinsi che nel terreno potevano trovarsi ancora traccia di radici, racconta uno studioso”. Dirigenti incolpevoli per gli sprechi: Il Messaggero torna sulla vicenda del Teatro Grande a Pompei. “La Corte dei Conti della Campania – a quanto si apprende – ha disposto l’archiviazione per i componenti della commissione di vigilanza che operava presso il gabinetto del ministero dei Beni culturali. Tra questi, Salvatore Nastasi, Giuseppe Proietti, Stefano De Caro, Roberto Cecchi”.
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