Lo Strillone: il futuro dell’area Expo secondo Stefano Boeri su Il Fatto Quotidiano. E poi arte a Expo, santuario del Divino Amore, Alberto Korda
Campus universitario, centro ricerca scientifica, parco biodiversità e culture agroalimentari. Questo il futuro dell’area Expo, a Milano, secondo Stefano Boeri, che affida all’intervista a Il Fatto Quotidiano il suo pensiero su presente e futuro della rassegna. “Che cosa si può fare dopo? L’asta del novembre scorso, con 340 milioni da offrire, è andata deserta. Il […]
Campus universitario, centro ricerca scientifica, parco biodiversità e culture agroalimentari. Questo il futuro dell’area Expo, a Milano, secondo Stefano Boeri, che affida all’intervista a Il Fatto Quotidiano il suo pensiero su presente e futuro della rassegna. “Che cosa si può fare dopo? L’asta del novembre scorso, con 340 milioni da offrire, è andata deserta. Il rischio che resti un’area abbandonata sembra molto reale. La valutazione dei terreni è stata già rivista al ribasso, mi pare di almeno 60 milioni. In ogni caso il rischio c’è, anche perché non sembra che nessuno stia prendendo la cosa sul serio. Io ho proposto un progetto coerente col tema dell’Expo e soprattutto con il referendum del 2011 in cui i milanesi hanno detto che rivogliono un’area verde, possibilmente un parco agroalimentare”. Poi un mezzo scoop, off topic, sulla sua possibile candidatura a sindaco di Milano: “Credo di poter essere utile alla città con quello che già sto facendo. Non solo il lavoro di architetto, ma anche Mi 030!, l’iniziativa che coinvolge i giovani e le scuole nel pensare la Milano del futuro. Comunque per il momento non vedo le condizioni, ma non lo escludo”.
Si parla di Expo anche su Libero: “In una Esposizione Universale in cui il tema principale è collegato al cibo e alle tecnologie alimentari del futuro, era impossibile tralasciare l’arte. È proprio lei che invece che soddisfare i palati, sazia gli occhi e la mente e apre a nuovi orizzonti. Proprio per questo motivo, all’interno delFExpo meneghina, si possono ammirare decine di opere, da sculture a dipinti, che da semplici decorazioni diventano una nuova formula di nutrimento. Più spirituale”. Il Messaggero porta i suoi lettori al Divino Amore, il santuario dei “romani de’ Roma”, “colpito dalla malattia più insidiosa, forse la più banale, quella per la quale Papa Francesco si sgola tanto. La mancanza di trasparenza amministrativa. Emerge un ‘buco’ di due milioni, nel mirino la gestione dei fondi e la vendita delle donazioni”. Sette vola invece in Spagna per vedere le opere meno note di Alberto Korda: “A Madrid, le stampe che testimoniano la passione verso il gentil sesso del reporter della Revolución, l’uomo che rese immortale il Che”.
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