L’ottava meraviglia di Sicilia. Un nuovo sito UNESCO sull’isola: il circuito arabo-normanno di Palermo è patrimonio dell’umanità. Stop a incuria e degrado?
PALERMO ARABA E NORMANNA. 9 MONUMENTI DA TUTELARE L’ultima era stata l’Etna, nel 2013. Un’altra meraviglia siciliana inserita dall’UNESCO nel novero dei luoghi “patrimonio mondiale dell’umanità”. A distanza di un anno arriva un’altra buona notizia: dal 3 luglio 2015, su decisione del Comitato Unesco riunitosi a Bonn, anche l’itinerario architettonico arabo-normanno di Palermo e le cattedrali […]
PALERMO ARABA E NORMANNA. 9 MONUMENTI DA TUTELARE
L’ultima era stata l’Etna, nel 2013. Un’altra meraviglia siciliana inserita dall’UNESCO nel novero dei luoghi “patrimonio mondiale dell’umanità”. A distanza di un anno arriva un’altra buona notizia: dal 3 luglio 2015, su decisione del Comitato Unesco riunitosi a Bonn, anche l’itinerario architettonico arabo-normanno di Palermo e le cattedrali di Monreale e Cefalù entrano nella prestigiosa lista internazionale, insieme ad altri 29 siti sparsi per il globo.
I nove monumenti inclusi nel circuito sono: il Palazzo Reale con la cappella Palatina, la chiesa di San Giovanni degli Eremiti e quella di Santa Maria dell’Ammiraglio (detta della Martorana), la chiesa di San Cataldo, la Cattedrale di Palermo, il Palazzo della Zisa, Ponte dell’Ammiraglio, la Cattedrale e il chiostro di Cefalù e Monreale. Una rosa di tesori monumentali in cui l’essenza del sincretismo siciliano si disegna con maestria, tra incantevoli innesti stilistici, culturali, religiosi, simbolico-esoterici, costruttivi e iconografici. Il Nord e il Sud, fusi in una rara vocazione per le contaminazioni, laddove l’eclettismo normanno accolse – sontuosamente, armonicamente – codici romanici, arabi e bizantini.
DA VILLA DEL CASALE AL BAROCCO DI NOTO: I SITI UNESCO A RISCHIO
A questo progetto le istituzioni locali e regionali lavoravano da circa due anni, spingendo con forza in direzione del traguardo. E sale così a 8 l’elenco di location UNESCO già presenti sul territorio: oltre all’Etna, c’erano già le Isole Eolie, la Valle dei Templi di Agrigento, la Villa del Casale di Piazza Armerina, il Val di Noto, Siracusa, la necropoli di Pantalica.
Ma a proposito di contraddizioni sicule – che non sono solo quelle spettacolari dell’architettura – arriva la questione di fondo: perché puntare al prestigio di un titolo, quando pare più forte la voglia di esibirlo che non la preoccupazione di meritarselo davvero? Se il valore di tali siti è indiscusso, piuttosto discutibile è la maniera in cui le amministrazioni, almeno fino a oggi, se sono prese cura. Diversi i dossier di Legambiente, in cui si elencano i soprusi e le manchevolezze inflitti agli stessi beni universali siglati Unesco. “Desolazione, degrado, disattenzione, incuria, aggressione, disinteresse, inadempienze”: questi i termini che si incontrano già tra le prime righe del fascicolo. Ed è il direttore di Legambiente Sicilia, Gianfranco Zanna, ad avere di recente ribadito l’emergenza: “Le eccellenze culturali siciliane più conosciute al mondo rischiano di essere cancellate dalla lista Unesco. La ragione è innanzitutto politica: manca la volontà, manca il coordinamento”.
E si va dalla Valle dei Templi, tagliata in due della statale 118, con tanto di traffico veicolare in mezzo, abusivismo edilizio, personale esiguo e servizi al pubblico carenti, alla celebre Villa del Casale di Piazza Armerina, che dopo sei anni di lavori e vari milioni spesi, attende ancora il completamento dei restauri, tra mosaici mal protetti, umidità, degrado e scarsa manutenzione. Stessa solfa per le costruzioni barocche di Noto, che vedono lentamente scomparire il loro particolare intonaco dorato, in assenza di adeguata azione conservativa. E sono solo alcuni esempi.
PALERMO E LE PIEZZE STRICHE LIBERATE
Ma se la realtà ambientale e la condizione dei beni artistico-architettonici restano, in Sicilia, la prima metafora di un’atavica “questione meridionale”, la candidatura UNESCO del percorso arabo-normanno qualcosa ha smosso: importane la recente trasformazione in isola pedonale del piazzale di fronte Palazzo dei Normanni, sede del Parlamento siciliano, con 500 parcheggi cancellati; stessa sorte toccata ad altre piazze storiche palermitane, finalmente liberate dalle auto. Un iter su cui l’amministrazione Orlando – qui supportata dalla Regione – sta investendo parecchio. Meritandosi il plauso proprio di Legambiente. Un segnale positivo, nel cuore dell’eterno conflitto siciliano tra la magnificenza dei luoghi e lo stato di degrado a cui spesso sono condannati, irresponsabilmente.
Helga Marsala
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati