Se l’Arcimboldo viaggia su Spotify. È on line Artune, progetto di storytelling musicale: da Fiorella Mannoia a Caparezza, si sfornano playlist ispirate alla pittura
Suoni, immagini e parole. Terzetto sempre efficace, che qui trova una formula nuova. Sfruttando la celebre piattaforma di Spotify, Frankie hi-nrg mc e Materie Prime Circolari snc s‘inventano Artune. Un progetto di storytelling pensato per il web, in cui l’ascolto e la narrazione spezzano i propri confini e suggeriscono altre vie. Un gioco per intenditori d’arte, con […]
Suoni, immagini e parole. Terzetto sempre efficace, che qui trova una formula nuova. Sfruttando la celebre piattaforma di Spotify, Frankie hi-nrg mc e Materie Prime Circolari snc s‘inventano Artune. Un progetto di storytelling pensato per il web, in cui l’ascolto e la narrazione spezzano i propri confini e suggeriscono altre vie. Un gioco per intenditori d’arte, con la passione per la musica. Funziona così: viene scelta un’opera, sufficientemente nota, radicata dall’immaginario collettivo, e si chiede ad alcuni musicisti di commentarla, di interpretarla, di costruisci intorno una riflessione. Per mezzo di uno speech, ma anche e soprattutto usando le canzoni.
Fiorella Mannoia, Niccolò Fabi, Caparezza, lo stesso Frankie hi-nrg, Giuliano Sangiorgi, Franz di Cioccio e la Banda Osiris hanno studiato delle colonne sonore ispirate all’Ortolano di Arcimboldo: playlist di cinque brani, con cui dischiudere associazioni, significati, voli pindarici a cavallo di suoni, testi, melodie. Così, la Mannoia regala una versione psichedelica e multiprospettica del popolare bouquet arcimboldiano (da un lato volto con fattezze falliche e dall’altro ciotola), accostandolo a “On the Run” dei Pink Floyd ma anche alle nostrane “A testa in giù” di Pino Daniele e “Disperato erotico stomp” di Lucio Dalla; Fabi, invece, immagina di “trasformare una natura morta in una natura viva” con una sequenza di pezzi elettronici, mettendo in fila Lali Puna, Jmes Blake, Radiohead, Four Tet: dilatazioni sonore, nel tentativo di infondere movimento alla tela, anche qui evocando la psichedelia.
E ancora un ironico Caparezza, che si appoggia a Frank Zappa e alla sua “Call any vegetables”, oppure a “Sono rozzo, sono grezzo” degli Skiantos, ricordando di quando erano loro, sul palco, a tirare ortaggi sul pubblico “per prevenirne le mosse”. Sangiorgi dei Negramaro miscela la leggerezza di un mito del rock d’annata, “Tutti i frutti”, a “Quello che non c’è” degli Afterhours: un volto che non esiste e che pure appare, con tanto di tromp l’oeil e allusioni sessuali.
Il progetto si collega a Expo, che presso il Padiglione Italia ospita l’opera di Arcimboldo, ispiratrice della mascotte “Foody”. Il prossimo 5 settembre il dipinto tornerà a casa, nella sale del Museo Civico “Ala Ponzone” di Cremona, dove sarà accolto da uno spettacolo musicale. E Artune avrà anche lì il suo spazio: grazie al wi-fi gratuito si potranno ascoltare le tracce su Spotify, tramite il proprio smartphone (senza dimenticare gli auricolari!), sostando davanti al ritratto. Nuove sinestesie, fra tecnologia digitale, icone manieriste e cultura pop.
– Helga Marsala
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati