Genova, un futuro a colori per i Giardini di Plastica. Lo street artist Alberonero progetta un’opera per il parco degradato. Lotta dura per riqualificare
I GIARDINI DEL DEGRADO. SOGNANDO IL DOWN PLASTIC TOWN Li chiamano i “Giardini di Plastica”. Ricavati nel cuore del quartiere signorile di Carignano, area residenziale edificata negli anni ’70 sull’originario nucleo popolare d‘epoca medievale, costituiscono l’unica vera villa pubblica di Genova. I Giardini Baltimora – questo il nome ufficiale – regalano un piccolo polmone verde […]
I GIARDINI DEL DEGRADO. SOGNANDO IL DOWN PLASTIC TOWN
Li chiamano i “Giardini di Plastica”. Ricavati nel cuore del quartiere signorile di Carignano, area residenziale edificata negli anni ’70 sull’originario nucleo popolare d‘epoca medievale, costituiscono l’unica vera villa pubblica di Genova. I Giardini Baltimora – questo il nome ufficiale – regalano un piccolo polmone verde alle quinte di palazzoni grigi in vetro e cemento. Uno spazio, però, che da decenni versa in condizioni di degrado. Presto divenuti i classici giardinetti per tossici e spacciatori, da sempre privi di sorveglianza, segnaletiche, arredi urbani adeguati e programmi culturali, restano una delle zone meno sicure e più malinconiche della città. Nonostante gli sforzi delle amministrazioni, i molti soldi stanziati, le promosse fatte e i progetti varati.
Di recente è arrivata la svolta. Grazie a una prima tranche di fondi ottenuti con il piano europeo Gioventù in Azione, il Municipio 1 Centro Est ha firmato una convenzione per l’affido e l’adozione dell’area verde: a beneficiarne è il progetto Down Plastic Town, promosso dall’associazione Giardini di Plastica – un gruppo di giovani sensibili al tema, riunitisi nel 2013 – insieme all’associazione il Ce.Sto e al team di progettazione architettonica SPLACE. Il cantiere, con avviate attività di studio, custodia, organizzazione eventi, sta già raccontando un altro volto possibile per questo luogo bersagliato e dimenticato. Iniziative dal basso, indipendenti, sostenute dai cittadini con l’aiuto delle istituzioni: una strada che pare funzionare.
UN VECCHIO CONTAINER PER UN’OPERA D’ARTE PUBBLICA
E nell’estate 2015, accanto alla variegata line up del festival Cre.Sta – in corso dal 23 luglio al 24 agosto, tra concerti di musica elettronica, funky, rock, etnica – anche l’arte ha avuto un ruolo centrale.
Proprio in quell’angolo del parco, che lo scorso gennaio aveva subito dei vili atti di vandalismo, la street art di Alberonero ha fatto la differenza. Brillante esponente della scena milanese, questo ventenne di talento ha messo a punto uno stile personale, concettualmente rigoroso, visivamente efficacissimo. Indagini sul colore, attraverso scritture di tasselli quadrati, per ridare forma e ritmo ad architetture e scorci di paesaggio: quelle di Alberonero sono partiture cromatiche in movimento, in cui risuona la lezione di minimalismo, astrazione analitica, pattern painting. Un mix personale, declinato in chiave pubblica e installativa.
Qui l’intervento è nato in stretta in relazione con il luogo. Il vecchio container industriale color ruggine, coperto di scritte vandaliche, si è trasformato in una cellula creativa scandita da regolari modulazioni cromatiche, fra gialli, rossi, bruni, azzurri, verdi. Un unico volume, la cui superficie ondulata ha preso a vibrare insieme alla scala armonica di tonalità in progressione. Tutto ben accordato alle nuance del parco – il cielo, la terra, la vegetazione – e alle geometrie lineari dei palazzi intorno. Il titolo, “Two crossing planes, 73 tones”, descrive la struttura che interseca due piani in diagonale, attraverso 73 variazioni tonali.
Realizzata in occasione del festival, l’opera resterà in permanenza, come ennesimo gesto di cura e di riqualificazione. Un altro colpo a segno per i ragazzi dei Giardini di Plastica. Continuando a progettare il loro “parco fai da te”.
– Helga Marsala
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