In Grecia è boom di metal detector. Con la crisi, gli scavi illegali diventano nuova fonte di reddito. E reperti archeologici ancora sepolti rischiano di finire sul mercato nero
Delle tante conseguenze della crisi economica greca, tra disoccupazione, svalutazione degli immobili, spopolamento di interi quartieri, povertà e guerriglie urbane, una in particolare non era immaginabile. In corrispondenza con la recessione della Grecia, le autorità hanno registrato un incremento delle vendite dei metal detector. Che significa che quando il lavoro non c’è e le prospettive […]
Delle tante conseguenze della crisi economica greca, tra disoccupazione, svalutazione degli immobili, spopolamento di interi quartieri, povertà e guerriglie urbane, una in particolare non era immaginabile. In corrispondenza con la recessione della Grecia, le autorità hanno registrato un incremento delle vendite dei metal detector. Che significa che quando il lavoro non c’è e le prospettive nemmeno, l’unica soluzione è ingegnarsi. Pare, infatti, che nel Paese si stia diffondendo la pratica di cercare e dissotterrare antichità greche da rivendere sul mercato nero, usando strumentazioni facilmente reperibili e a prezzi accessibili. Basta frugare su Ebay per trovare metal detector tra i 50 e i 200 euro.
Da tempo, la polizia greca, in collaborazione con il Dipartimento di Antichità e Beni Culturali, traccia gli acquisti di apparecchi per cercare metalli, restringendo il rilascio dei permessi ai soli cittadini con la fedina penale pulita. Ma negli ultimi cinque anni il profilo dello sciacallo è cambiato: se fino a poco tempo fa si trattava di membri di organizzazioni criminali coinvolte anche nel traffico di droga e armi, ora perfino cittadini ordinari, senza precedenti penali, si sono improvvisati cacciatori di tesori per arrivare a fine mese. Colpa della crisi che, se da un lato sta mettendo a dura prova l’onestà degli ellenici, dall’altro ha portato a tagli di fondi e personale negli organi preposti alla cura e alla tutela dei beni culturali della Grecia.
Ci volevano i greci a dare man forte al traffico illegale di manufatti archeologici, già ingrassato negli ultimi tempi dai predatori dell’Isis che, come ormai è noto, sono soliti saccheggiare quello che possono rivendere per finanziare le loro attività terroristiche e distruggere senza pietà il resto.
L’unica soluzione è dunque rinforzare ed estendere le operazioni di monitoraggio a tutto il Paese, considerato che in Grecia – come anche in Italia – ovunque si scavi, la terra rigetta frammenti della storia. Oppure educare e sensibilizzare l’opinione pubblica. Ha ragione Lieutenant Evgenios del dipartimento di polizia della regione dell’Attica: “La pratica del saccheggio depriva le generazioni future della loro identità. La crisi economica è probabilmente temporanea, ma gli effetti negativi dello sciacallaggio sono permanenti.”
– Marta Pettinau
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