Thomas Heatherwick per la prima volta a New York. Lo Smithsonian Design Museum presenta i progetti visionari e audaci dell’architetto e designer britannico
Si potrebbe descrivere geniale e visionario, il designer e architetto inglese Thomas Heatherwick ed entrambi gli aggettivi non sarebbero un’esagerazione se riferiti ai suoi stessi progetti, da quelli concretizzati alle idee ancora su carta. Come il Garden Bridge, il ponte-oasi verde che, nel futuro – si parla del 2018, dovrebbe collegare la Temple Station alla […]
Si potrebbe descrivere geniale e visionario, il designer e architetto inglese Thomas Heatherwick ed entrambi gli aggettivi non sarebbero un’esagerazione se riferiti ai suoi stessi progetti, da quelli concretizzati alle idee ancora su carta. Come il Garden Bridge, il ponte-oasi verde che, nel futuro – si parla del 2018, dovrebbe collegare la Temple Station alla riva sud del Tamigi, a Londra, e che sino a poco tempo fa è stato osteggiato per la sua pomposità green e per via delle prevedibili difficoltà di manutenzione.
Di recente, il Cooper Hewitt Smithsonian Design Museum di New York ha inaugurato una mostra dedicata a Heatherwick, la prima in terra americana. Tra i progetti in esposizione, il Learning Hub commissionato dalla Nanyang Technological University di Singapore: un’architettura di torri cilindriche con spazi flessibili e adatti alla libera interazione tra studenti e insegnanti. Non poteva mancare poi il braciere delle Olimpiadi 2012, composto da tanti elementi bronzei quanti erano i paesi partecipanti, e il New Routemaster, il nuovo bus a due piani londinese, sostenibile e aggiornato nella silhouette.
Oltre al Garden Bridge, tra le architetture in essere, fanno capolino i plastici e i render del Pier55, il nuovo molo che sarà costruito proprio a New York, sul fiume Hudson, entro il 2018, e che funzionerà da parco pubblico e da teatro all’aperto.
Provocations: The Architecture and Design of Heatherwick Studio concede al pubblico americano una visione d’insieme sulla produzione “provocatoria” del progettista e del suo studio londinese. Tra architetture audaci, infrastrutture futuristiche, ponti che si credono giardini e parchi pubblici travestiti da banchine.
– Marta Pettinau
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