Addio a Salvo, l’artista alla periferia dell’Arte povera. Si spegne a Torino a 68 anni. Fu tra i partecipanti alla storica Documenta 5 di Szeemann
È morto ieri mattina, 12 settembre, a Torino, dove la famiglia lo portò a vivere quando era ancora un bambino. Salvo – così si faceva chiamare Salvatore Mangione, padre della gallerista torinese Norma – si è spento all’età di 68 anni. Era nato a Leonforte, in provincia di Enna, nel 1947. La Sicilia ce l’aveva […]
È morto ieri mattina, 12 settembre, a Torino, dove la famiglia lo portò a vivere quando era ancora un bambino. Salvo – così si faceva chiamare Salvatore Mangione, padre della gallerista torinese Norma – si è spento all’età di 68 anni. Era nato a Leonforte, in provincia di Enna, nel 1947. La Sicilia ce l’aveva nel nome e nel certificato di nascita, ma la sua vita la trascorse a Torino dove, sin da ragazzino, ebbe chiaro che voleva fare l’artista, da grande. E così fu. Dopo aver preso parte ai movimenti studenteschi sessantottini a Parigi, Salvo rientra a Torino e inizia a frequentare l’ambiente della galleria di Gian Enzo Sperone e gli artisti dell’Arte povera, come Alighiero Boetti, Mario Merz, Gilberto Zorio e Giuseppe Penone. Un po’ guarda ai fedeli di Germano Celant e alla loro ricerca che spingeva l’arte ad una riduzione ai minimi termini, un po’ si lascia affascinare da Joseph Kosuth, Robert Barry, Sol LeWitt e dal concettualismo internazionale. Senza mai aderire a nessuno dei movimenti allora in fermento, inizia a produrre le sue prime opere, come la serie di 12 autoritratti – presentati nel 1970 alla galleria Sperone – in cui combina il suo volto con immagini estrapolate da giornali; o le lapidi in marmo su cui incide epigrafi autocelebrative (“Io sono il migliore”) o legate ad altre tematiche che poi svilupperà nel corso della sua ricerca artistica, come il rapporto con la storia e la ricerca dell’io.
Di questo periodo, sono anche la serie dei Tricolore con il suo nome scritto con i colori della bandiera italiana, e i romanzi in cui l’artista si sostituisce ai protagonisti, secondo un procedimento narcisista che ricorda quello degli autoritratti. Poi, nel 1972, la partecipazione a Documenta 5, la storica edizione curata da Harald Szeemann. Dall’anno seguente, Salvo si consacra alla pittura: rivisita opere dei maestri del Quattrocento, senza mancare di inserire il suo autoritratto, e inizia a comporre paesaggi italiani dai colori vividi e le forme semplificate. Dal 1982, anno della sua prima retrospettiva al Museum van Hedendaagse Kunst di Gand, ad oggi, è stato un susseguirsi di esposizioni in Italia e all’estero. Tra le più recenti, la mostra Quarantanni d’arte contemporanea. Massimo Minini 1973 – 2013, allestita alla Triennale di Milano nel 2013, e Gli anni Settanta a Roma organizzata lo stesso anno al Palazzo delle Esposizioni di Roma.
Il funerale si svolgerà martedì 15 settembre, alle ore 10.30, nel piazzale esterno del cimitero monumentale in Corso Novara 135, a Torino.
– Marta Pettinau
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati