Anche il Garage Museum partecipa alla festa della Biennale di Mosca. Ecco le immagini della grande mostra dedicata a Louise Bourgeois
Fino al 7 febbraio, nel cuore imperiale del Gorky Park, il Garage Museum of Contemporary Art, in collaborazione con la Haus der Kunst, Munich, si apre nuovamente alla città, nei giorni ferventi della sesta Biennale dell’Arte Contemporanea di Mosca. Una festa ulteriore, quella del percorso di Louise Bourgeois. Structures of Existence: The Cells, dopo la […]
Fino al 7 febbraio, nel cuore imperiale del Gorky Park, il Garage Museum of Contemporary Art, in collaborazione con la Haus der Kunst, Munich, si apre nuovamente alla città, nei giorni ferventi della sesta Biennale dell’Arte Contemporanea di Mosca. Una festa ulteriore, quella del percorso di Louise Bourgeois. Structures of Existence: The Cells, dopo la recente inaugurazione ufficiale degli spazi disegnati da Rem Koolhaas e voluti dalla compagna di Roman Abramovic, presentando la ricognizione più completa e maestosa di un corpo di lavori coeso: le tormentate Cells. Alcuni fra i lavori più ambientali e monumentali di Louise Bourgeois (1911, Paris, France – 2010, New York, USA). Quel che infatti impressiona, fin dal “sagrato” del museo e poi entrando nella hall di puro cemento armato, sono le intraprendenze insite in Maman (1999), mentre sulle scale campeggia un lavoro dedicato al museo, grazie al progetto Garage’s Atrium Commission, un murales dal titolo Has the Day Invaded the Night or Has the Night Invaded the Day? (2007).
Ma il percorso vero e proprio fluisce, si interrompe e attraversa la terza dimensione avvalendosi di una sessantina di gabbie, reti, spazi rappresi e racchiusi dall’interno di forze invisibili. Serre aperte che Bourgeois, a partire dai primi anni Novanta, ha cominciato a saldare attorno a manufatti mnemonici. Assemblaggi scultorei di oggetti, forme e simboli mai finiti, eppure saldamente disposti per le sale e gli spazi di accoglienza del Garage. Figure isteriche ricoperte di tessuti, vestiti e architetture inconsce che l’artista stessa, definendo come celle, ha poi, oltre vent’anni fa, precisato essere: “different types of pain: the physical, the emotional and psychological, and the mental and intellectual […] Each Cell deals with the pleasure of the voyeur, the thrill of looking and being looked at. The Cells either attract or repulse each other. There is this urge to integrate, merge, or disintegrate”.
– Ginevra Bria
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