In soccorso di Lorenzo Benedetti. L’art world difende il curatore italiano licenziato dal De Appel di Amsterdam. Sul web arriva la petizione
TUTTI CON BENEDETTI. ARRIVANO LE FIRME ON LINE Non si placa l’indignazione del mondo dell’arte internazionale, per la vicenda che ha coinvolto uno fra i curatori italiani più stimati all’estero: Lorenzo Benedetti. Dal 2008 direttore del Vleeshal di Middelburg, nel 2013 commissario del Padiglione dei Paesi Bassi alla Biennale di Venezia (con una splendida personale […]
TUTTI CON BENEDETTI. ARRIVANO LE FIRME ON LINE
Non si placa l’indignazione del mondo dell’arte internazionale, per la vicenda che ha coinvolto uno fra i curatori italiani più stimati all’estero: Lorenzo Benedetti. Dal 2008 direttore del Vleeshal di Middelburg, nel 2013 commissario del Padiglione dei Paesi Bassi alla Biennale di Venezia (con una splendida personale di Mark Manders), Benedetti a febbraio 2014 era stato nominato direttore artistico dell’autorevole Appel Centre di Amsterdam, suggellando con un incarico ambitissimo la sua felice liaison con l’Olanda.
Tutto bene? In apparenza sì, per una quindicina di mesi almeno. Poi, com’è noto, la scorsa estate è arrivata la doccia fredda. Licenziato. Il board del museo, senza dare troppe spiegazioni, gli ha dato il ben servito, parlando con vaghezza di “divergenze rispetto alle politiche del museo”.
Immediata la solidarietà dell’art world, fra artisti, curatori, critici e colleghi direttori. Fino all’inevitabile lancio di una petizione on line. Sta girando in queste ore sul web, tramite un apposito sito l’appello al De Appel, seguito da una sfilza di firme e corredato da una serie di link a news e articoli. Fra i 76 primi firmatari: Ahmet Öğüt, Deborah Ligorio, Domenico Mangano, Ettore Favini, Italo Zuffi, Joep van Lieshout,Mark Manders, Riccardo Previdi, Rodrigo Hernández, Rossella Biscotti, Remco Torenbo… E poi ancora decine e decine di nomi, tutti a chiedere un po’ di chiarezza.
SE IL SUPPORTO DELLA POLITICA COMPROMETTE L’INDIPENDENZA DEI MUSEI
Nello specifico le istanze riguardano: l’istituzione di un board del museo che possa contare sulla presenza di un artista e che possieda sufficiente preparazione, esperienza e indipendenza; la volontà, per il De Appel, di non piegarsi alle pressioni della politica: ovvero, ricevere fondi pubblici, in cambio di programmazioni più commerciali, ; il riesame della decisione di licenziamento, consentendo a Benedetti di sviluppare il suo progetto museale; e infine l’apertura di un tavolo di discussione intorno all’influenza della politica olandese sulle scelte dei centri per l’arte contemporanea.
La questione, dunque – come si vociferava qui e là – parrebbe riguardare proprio una differenza di visione, tra le necessità (anche comprensibile) del museo di aumentare i numeri, adottando strategie meno di nicchia, e l’impostazione colta di Benedetti, da sempre improntata alla ricerca e attenta ai linguaggi, le forme e le dinamiche più radicali del contemporaneo.
– Helga Marsala
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