Paris Updates: report fotografico dalle gallerie del Marais. Tra mostri sacri dell’arte contemporanea e nuove, giovani sorprese…

Il vivacissimo quartiere del Marais costituisce da tempo il punto nevralgico del mercato dell’arte parigina. Una zona affascinante della città caratterizzata da grandi e trafficati boulevards da cui si dipartono piccole vie ricche di charme e dove le gallerie d’arte contemporanea si affastellano, arrivando anche a cinque o sei sulla stessa strada. Qualità altissima, proposte […]

Il vivacissimo quartiere del Marais costituisce da tempo il punto nevralgico del mercato dell’arte parigina. Una zona affascinante della città caratterizzata da grandi e trafficati boulevards da cui si dipartono piccole vie ricche di charme e dove le gallerie d’arte contemporanea si affastellano, arrivando anche a cinque o sei sulla stessa strada. Qualità altissima, proposte interessanti e molta varietà contraddistinguono l’offerta delle gallerie della zona, e molti sono i nomi autorevoli presenti anche alla Fiac, al suo ultimo giorno di apertura al pubblico.

I QUATTRO BIG DELLA ZONA DI SAINT-SÉBASTIEN – FROISSART
Cominciamo con quattro spazi fra i più di rilievo, nei dintorni della zona di Saint-Sébastien – Froissart. La galleria Ropac ospita fino al 21 novembre una straordinaria esposizione di Adrian Ghenie, artista che rappresenta la Romania alla Biennale di Venezia ancora in corso. Dieci tele, alcune monumentali, che testimoniano la sua ricerca recente sul tema del Sé e la sua fascinazione per artisti come Picasso e soprattutto Francis Bacon. Xippas presenta al pubblico la terza personale di Janaina Tschape (origini tedesche e brasiliane), Until I come, in cui sono ben evidenti fin dal titolo i nessi tra arte ed erotismo che l’artista vuole indagare. Paesaggi che oscillano tra la figurazione e l’astrattismo danno vita ad ecosistemi nuovi e il processo creativo è inteso come una corsa finalizzata ad un orgasmo simbolico: il momento esatto in cui l’opera d’arte si compie. Ampio il menù della Galerie Perrotin: Draft di Gianni Motti (il cui lavoro, ironico e derisorio del sistema artistico, si configura sempre come fuori norma sia dal punto di vista formale che concettuale), God is a stranger di Johan Creten e la collettiva Paulin, Paulin, Paulin, in cui tredici artisti interpretano le creazioni del designer Pierre Paulin. Odile Ouizman espone, invece, Collision, una serie di disegni a carboncino di Marko Velk.

IL SENSO DEL CONTATTO SECONDO STÉPHANIE SAADÉ
Ci spostiamo verso la zona degli Archivi Nazionali, passando per Rue des Archives; questa zona ospita la galleria Eva Mayer. Qui si può visitare La dissipation sur le virage (titolo dell’installazione che apre la mostra), personale di Michel de Broin. L’artista canadese, che non esponeva a Parigi dal 2008, ritorna con una ricerca sulla dissipazione dell’energia durante il movimento, spaziando attraverso i medium artistici e le dimensioni delle opere. Da ricordare è anche Anne Barrault che presenta Stéphanie Saadé, artista concettuale libanese alla sua prima esposizione in Francia. En Dormance ricerca attraverso un uso minimo di materiali, anche molto diversi fra loro, il senso del contatto, sia fisico (ciò che si trova sulla terra e ciò che arriva dal cielo), che emotivo (il presente con il passato). Da non perdere anche Balthazar, mostra a quattro mani di Mai-Thu Perret e Olivier Mosset, presso la VnH Gallery (dove la scorsa primavera aveva già esposto Pascale Marthine Tayou): tra performance e ricerca pittorica che mira a scomporre la sintassi del quadro fino a ridurlo ad un’ampia e omogenea campitura di colore, il duo di artisti desidera accentuare il distacco tra il medium artistico dall’artista stesso, inseguendo quello che definiscono “il grado zero dell’espressione”. Chiudiamo con la Galerie Daniel Templon che lo scorso settembre ha inaugurato The infinite episode di Jitish Kallat e la galleria di Eric Dupont dove è possibile vedere, fino al prossimo 14 novembre, una monografica di Howard Hodgkin in cui fa il punto sullo studio del colore portato avanti dall’artista negli ultimi vent’anni e sulla sua ricerca del mezzo della stampa d’arte.

Giulia Kimberly Colombo

 

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