Visioni nostalgiche, seduzioni decadenti. Manfredi Beninati racconta il suo lavoro al pubblico dei Martedì Critici. Appuntamento al Macro di Roma

MANFREDI BENINATI, CONVERSAZIONE A QUATTRO DI MARTEDÌ Un artista e tre critici, stavolta, sul palco dei Martedì Critici, per il quinto appuntamento del nuovo ciclo stagionale romano. Siamo al Macro, Sala Cinema, insieme ad Alberto Dambruoso, Lorenzo Canova e Sara De Chiara. Ospite della serata è Manfredi Beninati, tra i più valenti artisti italiani dediti […]

MANFREDI BENINATI, CONVERSAZIONE A QUATTRO DI MARTEDÌ
Un artista e tre critici, stavolta, sul palco dei Martedì Critici, per il quinto appuntamento del nuovo ciclo stagionale romano. Siamo al Macro, Sala Cinema, insieme ad Alberto Dambruoso, Lorenzo Canova e Sara De Chiara. Ospite della serata è Manfredi Beninati, tra i più valenti artisti italiani dediti (anche) al linguaggio della pittura, ibridato sovente con l’installazione.
Palermitano, con lunghe esperienze di vita e di lavoro a Roma e a Londra, Beninati sceglie di dedicarsi professionalmente all’arte verso la fine degli anni Novanta, realizzando disegni, dipinte, sculture. Da questo incipit tardivo ai primi, solidi successi, il passo è incredibilmente breve. Nel 2004 si aggiudica il premio DARC per la Giovane Arte Italiana e l’anno seguente prende pare alla Biennale di Venezia con un’installazione per il Padiglione Venezia.

Manfredi Beninati, un dettaglio dell'installazione alla Biennale di Venezia del 2005

Manfredi Beninati, un dettaglio dell’installazione alla Biennale di Venezia del 2005

NOSTALGIA E ARISTOCRAZIA, DA PALERMO ALLA BIENNALE DI VENEZIA
In “Prendere appunti per un sogno da iniziare di pomeriggio e continuare la notte (e che non si cancella al risveglio) ovvero Svegliarsi su una spiaggia sotto il sole cocente” c’è già tutta la magia, l’eccellenza formale, il potere seduttivo e l’impostazione intellettuale della sua ricerca. Un lavoro maturo ed incisivo. Attraverso un vetro opaco lo spettatore osservava un ambiente settecentesco, in scala 1:1, ricostruito nei minimi dettagli e velato di una patina malinconica: polvere, ragnatele, incrostazioni del tempo, oggetti consunti e abbandonati, tracce di una presenza umana ormai svanita, e poi alberi, piante, rami secchi, incursioni di paesaggio dentro un’architettura fantasma… La visione scivolava sul piano dell’allucinazione, della nostalgia, nell’incrocio classico fra sontuosità e decadenza, celebrazione vitale e ineluttabilità della morte.
Tutto il lavoro di Beninati pare definirsi come un memento mori barocco dalla forgia contemporanea, tanto cesellato, scintillante, erotico sul piano della superficie, quanto tragico, cupo, notturno a livello della percezione spirituale. L’azione implacabile del tempo, l’attaccamento agli oggetti e la liturgia del ricordo, la memoria d’infanzia e quella del mito, convivono dentro immagini potentemente fisiche, eppure sfocate, in perenne dissolvenza. Sul fondo, il bagliore di un’aristocrazia perduta, tornando con la mente alla Palermo di un secolo fa e ai suoi residui spenti, resistenti. Misti a una dimensione fiabesca, gonfia d’innocenza e di violenza sotterranea.

– Helga Marsala

I Martedì Critici, Manfredi Beninati
20 ottobre 2015, ore 18.30
Macro  via Reggio Emilia 54 (Sala Cinema), Roma

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Helga Marsala

Helga Marsala

Helga Marsala è critica d’arte, editorialista culturale e curatrice. Ha insegnato all’Accademia di Belle Arti di Palermo e di Roma (dove è stata anche responsabile dell’ufficio comunicazione). Collaboratrice da vent’anni anni di testate nazionali di settore, ha lavorato a lungo,…

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