Xante Battaglia condannato in via definitiva per vilipendio alla religione cattolica. La colpa? Aver accostato Papa Ratzinger a un mega fallo in erezione

Volgare? Brutta? Inutilmente provocatoria? E alla fine pure banale? Probabilmente sì. Ma basta questo per una punizione esemplare? Per i tutori della legge italiana sì, se di mezzo c’è un pezzo grosso come Papa Ratzinger.  Ed ecco, servita su un piatto d’argento, la condanna per vilipendio alla religione cattolica. Il colpevole risponde al nome di […]

Volgare? Brutta? Inutilmente provocatoria? E alla fine pure banale? Probabilmente sì. Ma basta questo per una punizione esemplare? Per i tutori della legge italiana sì, se di mezzo c’è un pezzo grosso come Papa Ratzinger.  Ed ecco, servita su un piatto d’argento, la condanna per vilipendio alla religione cattolica. Il colpevole risponde al nome di Xante Battaglia – artista di  Gioia Tauro, classe 1943, docente di Pittura all’Accademia di Brera – che nel 2007 aveva sfornato l’opera dello scandalo: un ritratto di Benedetto XVI e uno di padre Georg Gaenswein, il suo giovane e aitante segretario, separati dall’immagine di un gigantesco fallo in erezione.
Secondo Battaglia trattavasi di un messaggio di denuncia “nei confronti dell’omosessualità delle gerarchie ecclesiastiche e non l’allusione a sussistenti rapporti interpersonali di natura non consentita verso chi ha fatto voto di castità“. Roba impegnata dunque, per cui sventolare la bandiera del libero pensiero e della libertà di critica. Secondo la giustizia, invece, si trattò proprio di offesa gratuita e mirata, in barba ala sensibilità dei fedeli. Da qui la condanna. Che è giunta adesso al suo terzo grado di giudizio: anche la Cassazione ha respinto le ragioni della difesa, appioppando all’artista 800 euro di multa. L’opera, cioè “intendeva chiaramente riferirsi a rapporti sessuali di natura omosessuale e non costituiva un’espressione interpretabile in termini artistici, come vorrebbe l’appellante, ma anzi, per le obiettive caratteristiche delle riproduzioni, indecorosa ed offensiva nell’accezione dell’uomo medio”.

L'opera incriminata di Xante Battaglia

L’opera incriminata di Xante Battaglia

Queste le motivazioni finali, in cui si parla di “contumelia” e “scherno”. Con tanto di allusioni esplicite. Mentre nel comunicato stampa che presentava la mostra, a Milano, nella sede della Fondazione Xante Battaglia, si leggevano passaggi di questo tenore: “… nel centro la chiave di lettura è un corpulento pene, pronto cazzeggiare, e divenuto una vera scultura monumentale capace di far luce su quel famoso detto biblico ‘in principio era il cazzo’. D’altronde non è il cazzo a inseminare il mondo? Tutti i sensi si affidano a questa icona, dal tatto alla vista, fino all’odorato. Le recenti notizie della chiesa americana e non, incline allo scandalo e alla pedofilia e condannata a pesanti pene, svela il travestimento di certe religioni, da quella cattolica a quella musulmana, capaci di nascondere le loro prodezze”. Più esplicito di così…

Helga Marsala


Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Helga Marsala

Helga Marsala

Helga Marsala è critica d’arte, editorialista culturale e curatrice. Ha insegnato all’Accademia di Belle Arti di Palermo e di Roma (dove è stata anche responsabile dell’ufficio comunicazione). Collaboratrice da vent’anni anni di testate nazionali di settore, ha lavorato a lungo,…

Scopri di più