È Andrea Cancellato il nuovo presidente di Federculture. “In linea con Franceschini, presto un confronto sui contratti”, anticipa ad Artribune
“La prima cosa a cui dovrò lavorare? Dovrò intanto superare le difficoltà di subentrare a un grande personaggio, uno dei fondatori della Federazione, che guidava dal 2008”. Parte da un omaggio al suo predecessore, Andrea Cancellato, appena nominato alla presidenza di Federculture, mentre ci anticipa quelle che saranno le linee guida della sua azione, che […]
“La prima cosa a cui dovrò lavorare? Dovrò intanto superare le difficoltà di subentrare a un grande personaggio, uno dei fondatori della Federazione, che guidava dal 2008”. Parte da un omaggio al suo predecessore, Andrea Cancellato, appena nominato alla presidenza di Federculture, mentre ci anticipa quelle che saranno le linee guida della sua azione, che presto approfondiremo con una più ampia intervista. Alla presidenza succede infatti a Roberto Grossi, attualmente presidente dell’Accademia di Belle Arti di Roma e Sovrintendente al Teatro Massimo Bellini di Catania, che nel suo mandato ha portato al centro del dibattito politico e culturale l’associazione “che rappresenta le più importanti aziende culturali del Paese insieme a Regioni, Province, Comuni, e tutti i soggetti pubblici e privati impegnati nella gestione dei servizi legati alla cultura, al turismo, e al tempo libero”.
Direttore Generale dal 2002 della Fondazione La Triennale di Milano, già Sindaco di Lodi dal 1980 al 1990, Cancellato sarà affiancato alla vicepresidenza da Mario De Simoni, Direttore Generale dell’Azienda Speciale Palaexpo di Roma. “La nostra missione sarà quella di riaffermare la centralità della cultura e delle imprese culturali nel paese”, ci spiega al telefono. “In questo siamo decisamente in linea con le politiche del ministro Franceschini, con il quale mi incontrerò quanto prima per focalizzare alcuni punti prioritari. Fra questi, mettiamo sicuramente il contratto di lavoro per i dipendenti delle imprese culturali, ormai fermo da troppo tempo: è necessario riaprire il dialogo, la gestione virtuosa delle imprese passa anche da questo. Sul piano generale, condividiamo la visione del ministro: l’Italia deve essere consapevole delle sue ricchezze, create da un immenso patrimonio artistico ereditato dal passato ma anche da un grande dinamismo nel contemporaneo”.
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati