Olafur Eliasson a Vienna? È barocco, che più barocco non si può. Ecco le immagini dell’inaugurazione nel Palazzo d’Inverno del Principe Eugenio
Semplice quanto tautologico: Baroque Baroque è il raddoppiamento di un concetto, ampio, evidentissimo. Olafur Eliasson, quarantottenne artista danese di origine islandese, si impossessa del Palazzo d’Inverno del Principe Eugenio di Savoia, a Vienna, naturalmente di epoca barocca, immettendovi una mostra fatta di luci artificiali, contrasti cromatici e soprattutto forme insolite; ma anche enormi specchi, con […]
Semplice quanto tautologico: Baroque Baroque è il raddoppiamento di un concetto, ampio, evidentissimo. Olafur Eliasson, quarantottenne artista danese di origine islandese, si impossessa del Palazzo d’Inverno del Principe Eugenio di Savoia, a Vienna, naturalmente di epoca barocca, immettendovi una mostra fatta di luci artificiali, contrasti cromatici e soprattutto forme insolite; ma anche enormi specchi, con ciò che ne consegue. Utilizza la spazialità ispirandosi all’idea del barocco, caratterizzata da una grande apertura “verso passaggi fluidi, tra modelli di realtà e la realtà in sé”. Eliasson, in definitiva, ha fiducia nella possibilità di costruire una realtà secondo i nostri sogni.
All’inaugurazione, presenze di riguardo come Agnes Husslein-Arco, direttrice del polimorfo Belvedere, che ha piena competenza anche sul “Winterpalais” del Principe Eugenio. Presente anche Francesca d’Asburgo, creatrice e direttrice a Vienna della Fondazione TBA 21, promotrice della mostra di Eliasson. La quale, Nostra Signora dell’arte, aveva fatto sapere in giro di essere tentata di lasciare Vienna, spostando altrove – in Svizzera? – la sua creatura, probabile causa, qualche attrito con talune istituzioni.
Quasi d’obbligo, per la circostanza, una parentesi chiarificatrice in diretta: “Vorrei rimanere, se mi volete qui”. “Sì, vogliamo che rimani”. Insomma, pubbliche effusioni con parole da incorniciare tra Francesca d’Asburgo e Josef Ostermayer, ministro della cultura austriaca. E tutti vissero…
– Franco Veremondi
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