Parte benino la nuova Finarte, la storica casa d’aste milanese passata a una nuova proprietà. Ecco i dati della prima asta di contemporaneo

Un nome storico per il mercato dell’arte italiano. Una casa d’aste tra le più note, che la scorsa primavera iniziava una nuova stagione di vita. La milanese Finarte, fondata nel 1959, è stata rilevata da un gruppo di sei investitori, decisi a concentrarsi in particolare sull’arte italiana e di puntare molto sulle piattaforme online. Sede tutta […]

Un nome storico per il mercato dell’arte italiano. Una casa d’aste tra le più note, che la scorsa primavera iniziava una nuova stagione di vita. La milanese Finarte, fondata nel 1959, è stata rilevata da un gruppo di sei investitori, decisi a concentrarsi in particolare sull’arte italiana e di puntare molto sulle piattaforme online. Sede tutta nuova, in Via Brera 8, e un team di manager, esperti e curatori, riuniti per promuovere un forte rilancio del marchio. La prima asta, attesissima, si è svolta l’11 novembre al Palazzo della Permanente di Milano. Bilancio positivo, in particolare per il catalogo d’Arte contemporanea – che ha piazzato oltre il 60% dei lotti, per un valore complessivo superiore a 1,5 milioni di euro – e per la sezione dedicata al Novecento, anche qui con il 60% di opere aggiudicate.

Renato Guttuso, Oggetti, 1978. Olio su tela. 60 x 75 cm

Renato Guttuso, Oggetti, 1978. Olio su tela. 60 x 75 cm

LA GRANDE PARTITA DEL CONTEMPORANEO. DA SIMETI A DE CHIRICO
Continua la sua scalata Turi Simeti, di cui sono stati acquistati Un ovale bianco del 1980, che ha raggiunto il prezzo di 43.750 euro (stima 18-22mila euro), e Un ovale nero del 1981, giunto a 32.500. Bene anche la Città di poeti in fase esplosiva (1963) di Gianfranco Baruchello, che ha chiuso a 40mila parendo da una stima di 20mila, come pure Oltre il linguaggio (1968) di Vincenzo Agnetti, aggiudicato a 52.500 (stima 15-20mila euro). Sempre ambito Enrico Castellani, il cui Senza titolo (Superficie blu) del 1961 è stato venduto per 363mila euro. Di Mario Schifano va in porto il grande cemento su tela Pittura (1959), per 93mila euro (contro una stima di 60-80mila), mentre il lotto Futurismo Rivisitato (1973) si è fermato a 21.250 euro.
Per le opere del XX secolo da segnalare Schemi astratti su fondo bianco (1942) di Osvaldo Licini, aggiudicato a 58.750 euro contro una stima di 15-20mila, e vari lotti di Renato Guttuso, tra cui Oggetti del 1978, che ha chiuso a 31.250 euro (stima 8-12mila euro). Venduta poi a 267mila euro la Piazza d’Italia di Giorgio de Chirico, rimasto più o meno sul valore stimato in catalogo (230-260mila euro).
I risultati delle aste di Arte del XX secolo e di Arte contemporanea ci incoraggiano perché dimostrano come il mercato abbia risposto in modo positivo alla nostra offerta che ricordiamo è la prima del nuovo corso di Finarte”, hanno dichiarano da Finarte S.p.A. Aggiungendo una nota su quelli che sono gli ambiti più in sofferenza: “L’andamento delle aste di Dipinti antichi e del XIX secolo confermala difficoltà generale che questi mercati stanno attraversando. Quella sull’arte antica resta una scommessa difficile ma che non intendiamo abbandonare, così come il lavoro sulla fotografia”.

– Helga Marsala

 www.finarte.it

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Helga Marsala

Helga Marsala

Helga Marsala è critica d’arte, editorialista culturale e curatrice. Ha insegnato all’Accademia di Belle Arti di Palermo e di Roma (dove è stata anche responsabile dell’ufficio comunicazione). Collaboratrice da vent’anni anni di testate nazionali di settore, ha lavorato a lungo,…

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