Celant fa una mostra ad Art Basel Miami. Nello stand della Galerie Gmurzynska, che compie 50 anni. In fiera, come in un museo
Cinquant’anni di storia gloriosa, da festeggiare con tutti i crismi. In uno dei luoghi più iconici per l’art market internazionale. La galleria svizzera Gmurzynska, che vanta tre sedi fra Zurigo, Zug e St. Moritz, celebra le sue cinque decine nel tiepido dicembre di Miami, fra i corridoi dell’iconica Art Basel. Tempio sacro per le gallerie […]
Cinquant’anni di storia gloriosa, da festeggiare con tutti i crismi. In uno dei luoghi più iconici per l’art market internazionale. La galleria svizzera Gmurzynska, che vanta tre sedi fra Zurigo, Zug e St. Moritz, celebra le sue cinque decine nel tiepido dicembre di Miami, fra i corridoi dell’iconica Art Basel. Tempio sacro per le gallerie di tutto il mondo, piattaforma perfetta per una visibilità globale.
Non uno stand qualunque, s’intende. Quest’anno, vista l’occasione festosa, lo spazio è ampio e risolto a dovere, in pieno mood museale. Galerie Gmurzynska fa una mostra, dentro Art Basel Miami Beach. E la affida nientemeno che a sua maestà Germano Celant. Sarà lui a costruire un percorso storico-critico, abbracciando la lunga vicenda della galleria, tra un’infinità di conquiste, successi, scoperte ed intuizioni.
“La galleria Gmurzynska ha creato un enorme quantità di idee nel corso della sua esistenza lunga 50 anni, stratificasi come una specie di sito archeologico”, spiega Celant. “Ad Art Basel Miami ogni opera selezionata per questo progetto rappresenta quindi un piccolo momento di questa attività, tanto che lo stand si trasforma in un sito di scavo e riscoperta“.
DA MALEVICH A KLEIN. UN SECOLO DI STORIA DELL’ARTE IN STAND
Sono oltre 300 le mostre realizzate fin qui, nell’arco di questo mezzo secolo, e circa 250 le pubblicazioni, per un lavoro che ha passato in rassegna le Avanguardie russe, il modernismo classico, le ricerche internazionali del dopoguerra, fino alle odierne pratiche trasversali e contaminate. I nomi? Tostissimi, manco a dirlo. Con opere di assoluto rilievo: più di 100 capolavori, di artisti come Malevich, Mirò, Picasso, Motherwell, Dubuffet, Klein, Bacon, Sonia e Robert Delaunay.
A fare da linea guida, dal punto di vista dell’allestimento e della selezione, il modello dei Salon del Louvre, ma anche il Salon di Gertrude Stein, nella sua casa parigina al 27 di Rue de Fleurus, o ancora lo stile sontuoso dell’Hermitage e l’ultima mostra futurista, tenutasi a Pietrogrado nel 1915. Tutti riferimenti che, in qualche modo, filtreranno dal discorso curatoriale, dal display e dalle scelte di opere e autori. Una mostra da museo, di taglio storico, dentro una grande fiera d’arte contemporanea. Mercato sì, ma in grande stile.
– Helga Marsala
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati