Lo Strillone: Tomaso Montanari e lo scoop di stagione sulla Gioconda su La Repubblica. E poi Barbra Streisand in campo per il Ghetto di Venezia, Steve Jobs al cinema
“Puntuale come il panettone e l’influenza, ecco lo scoop di stagione sulla Gioconda”. Ci ironizza sopra, Tomaso Montanari, eppure non resiste alla tentazione di dedicare il suo spazio su La Repubblica alle presunte clamorose novità attorno al ritratto di Monna Lisa: “il presunto scopritore si chiama Pascal Cotte, un ingegnere ottico che ha fondato e […]
“Puntuale come il panettone e l’influenza, ecco lo scoop di stagione sulla Gioconda”. Ci ironizza sopra, Tomaso Montanari, eppure non resiste alla tentazione di dedicare il suo spazio su La Repubblica alle presunte clamorose novità attorno al ritratto di Monna Lisa: “il presunto scopritore si chiama Pascal Cotte, un ingegnere ottico che ha fondato e guida Lumière Technology, una società parigina che ha sviluppato un nuovo sistema di analisi spettrografica dei dipinti. In pratica, Lumière Technology sostiene che le sue macchine riescono a vedere attraverso lo spessore delle vernici meglio di tutte le molte altre oggi disponibili: e (non sorprendentemente) ha deciso di puntarle sul feticcio dei feticci, Monna Lisa. Il risultato, presentato come clamoroso, sarebbe questo: sotto il volto più celebre della storia dell’arte se ne nasconderebbeun altro, abbastanza diverso da far pensare che si tratti del ritratto di un’altra donna”.
Donna Karan e Barbra Streisand in campo per il Ghetto. Il Corriere della Sera racconta di un pranzo nella villa della cantante e della raccolta fondi negli Usa per restaurare il ghetto ebraico di Venezia, per la quale si mobilitano i vip di Hollywood e le comunità ebraiche degli Stati Uniti. “Sulle ali dell’entusiasmo è nata l’idea di far rivivere il ghetto in occasione dei suoi cinque secoli: esiste già un progetto che consiste, nella sua parte più impegnativa, nel risanamento delle cinque sinagoghe dell’antico nucleo; oggi solo due sono aperte al pubblico”. Steve Jobs come un re shakespeariano. La Stampa intervista lo scrittore Aaron Sorkin per farsi raccontare Jobs, il film dedicato al mitico fondatore di Apple tratto da una sua sceneggiatura: “Non ho scritto un documentario. Io non faccio fotografie, ma quadri”.
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