Un rifugio creativo per due artisti. Ecco come farsi un Writing Pavilion di 5 metri quadrati in giardino: l’ha progettato Architensions a New York
Una cassa di whisky per Faulkner, una tazza di tè per Tolstoj, tris di sigarette per Capote. Se i rituali variano, isolamento e concentrazione sono condizioni necessarie per la produzione di ogni artista. Non fa eccezione la coppia di creativi di Greenpoint per la quale, in un più esteso progetto di ampliamento residenziale, lo studio […]
Una cassa di whisky per Faulkner, una tazza di tè per Tolstoj, tris di sigarette per Capote. Se i rituali variano, isolamento e concentrazione sono condizioni necessarie per la produzione di ogni artista. Non fa eccezione la coppia di creativi di Greenpoint per la quale, in un più esteso progetto di ampliamento residenziale, lo studio multidisciplinare Architensions ha appena ultimato il Writing Pavilion. Nascosto in un angolo del giardino, il ritiro d’artista è pensato dallo studio newyorkese, guidato dall’italiano Alessandro Orsini e dall’americano Nick Roseboro, come un dispositivo per esperire la natura circostante. La sagoma della micro architettura – neanche 5 mq – è stata modellata per garantire costante afflusso di luce naturale e condizioni di vista ottimali; le sue superfici cadenzate da aperture a incorniciare il verde.
Il risultato è un volume asimmetrico, spigoloso, dalla pronunciata falda di copertura. Con un pozzo di luce a inquadrare le fronde degli alberi, una porta vetrata verso il giardino, una finestra all’altezza del piano di scrittura. Ancorata a una piattaforma in cemento, la struttura in balloon frame è totalmente rivestita in legno: all’esterno il mordente corvino applicato alle tavole di cedro contrasta con la mutevole gamma di sfumature della vegetazione; mentre il rivestimento interno, in compensato di pino al naturale, rende l’ambiente caldo e domestico. Completano il set scrivania a scomparsa e seduta, lo stretto indispensabile per produrre. Un rifugio urbano minimal, intimo, immersivo, in cui riappropriarsi del tempo per dar forma alle idee. Fuggendo – all’occorrenza – la frenesia della città che non dorme mai.
– Marta Atzeni
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