Antichi codici, dipinti, argenti. Ecco i doni d’arte che si sono scambiati Papa Francesco e il Rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni nell’incontro in Sinagoga
Sono lontani i tempi di Papa Giovanni XXIII, il primo pontefice a riavvicinarsi agli ebrei romani, che pur senza entrare nella Sinagoga, passando un giorno sul Lungotevere fece con grande spontaneità fermare la sua auto per benedire la folla che usciva dal Tempio. Oggi – alla terza visita di un Papa alla Comunità Ebraica – […]
Sono lontani i tempi di Papa Giovanni XXIII, il primo pontefice a riavvicinarsi agli ebrei romani, che pur senza entrare nella Sinagoga, passando un giorno sul Lungotevere fece con grande spontaneità fermare la sua auto per benedire la folla che usciva dal Tempio. Oggi – alla terza visita di un Papa alla Comunità Ebraica – tutto è preparato dalle diplomazie, ma un particolare continua a destare la curiosità, un aspetto decisamente secondario ma spesso ricco di significati: il reciproco scambio di doni.
Nell’occasione odierna Papa Francesco ha puntato ad un classico, donando al Rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni un esemplare del Codice Vaticano databile al XIV secolo. Più articolate le scelte dell’ospite: che ha ricambiato con due preziose opere nel segno dell’arte: come il dipinto ad acrilico su tela di lino dell’artista Georges de Canino, rappresentante una Menorah, simbolo per eccellenza dell’ebraismo. Il secondo dono è un calice in argento, di manifattura dello storico argentiere fiorentino Pampaloni, realizzato dall’artista e designer israeliano David Palterer.
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