Bologna Updates: nei giorni di Arte Fiera al Teatro Comunale c’è la prima nazionale di River of Fundament. E il capolavoro di Matthew Barney registra il sold out
Teatro completamente sold out. Palchi strabordanti di pubblico. In religioso silenzio. Così Bologna accoglie la “maratona” di The River of Fundament, il film di sei ore e mezza diretto da Matthew Barney. Un gran colpo per gli organizzatori di Artefiera Bologna che si aggiudicano per i 40 anni della fiera la prima nazionale, con una […]
Teatro completamente sold out. Palchi strabordanti di pubblico. In religioso silenzio. Così Bologna accoglie la “maratona” di The River of Fundament, il film di sei ore e mezza diretto da Matthew Barney. Un gran colpo per gli organizzatori di Artefiera Bologna che si aggiudicano per i 40 anni della fiera la prima nazionale, con una proiezione unica al Teatro Comunale. Già proiettato in contesti internazionali come il Moca di Los Angeles ed Art Basel, il film è un grande progetto sul tema della morte. Musicato da Jonathan Bepler e prodotto da Matthew Barney e Laurenz Foundation, il film parte dal testo di Norman Mailer, Ancient Evenings, dove l’Egitto di trentatré secoli fa diventa l’occasione per una esplorazione intima e significativa dell’animo umano, in un viaggio complesso e coinvolgente tra il mondo dei vivi e la terra dei morti, che trovano un punto di congiunzione nelle tracce vischiose lasciate dall’acqua, torbido legante di due universi complementari.
SIMBOLI, MAGIE, ORRORI
Sullo sfondo un immaginario di simboli, magie, orrori che ben si attagliano all’apparato estetico e scenografico di Barney, spesso così provocatoriamente edonista, sessuale e disgustante, spesso con incursioni nel presente. Insieme al funerale di Mailer c’è, infatti, il funerale orgiastico di un tempo ormai conclusosi rappresentato dall’auto d’epoca al centro di un rito collettivo di distruzione a Los Angeles (ci sono nel film altre performance a NY e Detroit). Sacrificata al duo della modernità a tutti i costi e delle multinazionali, scomposta pezzo per pezzo (a partire dai simboli, come sempre quando una cultura vuole soppiantare un’altra) è presentata al tempio dorato della Chrysler. Barney costruisce un impianto dove l’unica fonte di collegamento, personaggi spaventosi ma positivi, sono le vestali della morte, figure satiresche e al tempo stesso straccione in puro stile Cremaster. L’uomo, noi stessi, come il protagonista di Ancient Evenings, vaga sperduto tra il mondo reale e l’aldilà, ripercorrendo confuso tutti i passaggi chiave della sua vita e i momenti altrettanto significativi che riguardano la morte.
– Santa Nastro
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