Bologna Updates: una nuova fiera collaterale? No, un progetto d’artista. Anzi, di artisti. Immagini dalla mostra “corale” di Pietroniro e Raparelli a Palazzo Bevilacqua Ariosti
Ragionare sulla fiera, sul suo statuto, su come tutte le categorie professionali vivono questo tipo di evento? Si può e lo fanno due artisti che mettono insieme il concept show Nè qui, né altrove. Sono Giuseppe Pietroniro e Marco Raparelli i due protagonisti in un progetto corale che chiama in causa molti altri colleghi (Loredana […]
Ragionare sulla fiera, sul suo statuto, su come tutte le categorie professionali vivono questo tipo di evento? Si può e lo fanno due artisti che mettono insieme il concept show Nè qui, né altrove. Sono Giuseppe Pietroniro e Marco Raparelli i due protagonisti in un progetto corale che chiama in causa molti altri colleghi (Loredana Di Lillo, Lorenzo Scotto Di Luzio,Andrea Salvino, Luca Trevisani, Simone Berti, Alessandro Sarra, Marco Colazzo, Stefania Galegati Shines, Stanislao Di Giugno, Alessandro Cicoria, Giovanni Kronenberg, Daniele Puppi, Massimiliano Piluzzi, Luca Rossi, Cuoghi e Corsello), curatori e molti altri. Non si tratta di una contro-fiera, né di una iniziativa in polemica con Arte Fiera Bologna, ci tengono a dire i due artisti e le curatrici Eli Sassoli de’ Bianchi e Olivia Spatola, che scelgono uno dei palazzi più prestigiosi della città, Palazzo Bevilacqua Ariosti. Anzi, la corte interna, come scenario di una fiera in vitro, una sorta di dispositivo, di congegno di riflessione interna al meccanismo più grande dell’art week.
Lo spazio viene infatti diviso in una serie di booth, ognuno dei quali ospita una “scena di genere”. Nel primo “L’arte concettuale non è morta” c’è il ripensamento ironico di un certo tipo d’arte concettuale attuale con l’immancabile pianta vera a richiamare gli anni ’60 di Los Angeles. Nel secondo interventi artistici e descrittivi dove il testo assume un ruolo fondamentale a sostegno o a sabotare l’immagine. Non manca lo “stand di pittura” per antonomasia, né il bookshop, o il bar (firmato da Luca Trevisani), nè l’area talk curata da Lorenzo Bruni con interventi per iscritto di Franco La Cecla, Angela Vettese e Gianmaria Tosatti, tra gli altri. Collegato più alla contingenza dell’evento è l’intervento di Luca Rossi che porta sull’apparato effimero della carta l’effimero delle email e delle riflessioni raccolte sulla fiera di Bologna. Acme nel salone centrale del Palazzo, con una installazione che mette la luce su quelle opere che sembrano tanto voler mimare il concetto di magazzino. Con questo progetto Raparelli e Pietroniro confermano la loro attitudine a lavorare in gruppo con altri artisti, in uno scambio o confronto reciproco all’interno di una propria visione dell’arte, già cominciato con il progetto There is no place like home.
– Santa Nastro
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