Sarà Malkit Shoshan la curatrice del Padiglione Olandese alla Biennale di Architettura di Venezia. Focus? L’architettura nelle aree di conflitto
Sotto gli auspici del Het Nieuwe Instituut, incaricato dal Ministero della Pubblica Istruzione, Cultura e della Scienza, Malkit Shoshan – architetto e fondatrice del think tank architettonico FAST – è stata nominata curatrice del Padiglione Olandese alla 15° Biennale di Architettura di Venezia. Una donna dunque, e per di più molto impegnata. Malkit Shoshan si […]
Sotto gli auspici del Het Nieuwe Instituut, incaricato dal Ministero della Pubblica Istruzione, Cultura e della Scienza, Malkit Shoshan – architetto e fondatrice del think tank architettonico FAST – è stata nominata curatrice del Padiglione Olandese alla 15° Biennale di Architettura di Venezia. Una donna dunque, e per di più molto impegnata. Malkit Shoshan si è focalizzata sul modo in cui i Paesi Bassi contribuiscono alle missioni di pace delle Nazioni Unite, che ad oggi ne hanno attive in centinaia di siti sparsi in tutto il mondo. Le sue ricerche si basano su conversazioni con ingegneri militari e architetti, antropologi ed economisti, attivisti e politici. In questa edizione, diretta da Alejandro Aravena, ci si è concentrati sulla necessità di fornire ad un numero crescente di persone un alloggio e condizioni di base in circostanze di vita sempre più difficili: il suo lavoro è stato individuare progettisti creativi, capaci di apportare un importante contributo in questioni urbane complesse, soprattutto nei luoghi di conflitto militare. La necessità urgente di raggiungere nuove soluzioni spaziali che possono avere un significato per le comunità locali è una motivazione importante per la ricerca.
DIFESA, DIPLOMAZIA, SVILUPPO E DESIGN
Quando le Nazioni Unite parlano in termini di “Linee guida per l’ approccio integrato”, si riferiscono a difesa, diplomazia e sviluppo. Shoshan propone di aggiungere a queste una quarta parola: Design. L’ambizione è quella di vedere le basi ONU non come fortezze chiuse, enclavi autosufficienti, ma come catalizzatori per lo sviluppo locale. Punti di partenza. Il case study scelto dal padiglione olandese è il Campo Castore a Gao, in Mali, dove le Nazioni Unite stanno svolgendo una missione di pace. Il colore blu è usato come metafora del conflitto, ma anche, paradossalmente, dell’architettura che unisce e dei diritti umani. Collegando ricerca culturale e ricerca architettonica, la proposta olandese a Venezia ha lo scopo di rendere visibili le sfide spaziali e le opportunità di questa complessa situazione: BLUE presenta infatti una nuova serie di racconti per l’architettura nelle aree di conflitto, dove centrale è il potenziale di miglioramento della vita di milioni di persone.
– Giulia Mura
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