Il Comune di Milano rimette in gioco la Fabbrica del Vapore. Nuovo bando per l’affidamento, con 5mila mq in più: ma gli attuali inquilini non ci stanno
Ci sono 5mila mq in più alla Fabbrica del Vapore di Milano ed hanno bisogno di trovare una occupazione. E allora il Comune che ci fa? Nel rispetto della natura identitaria del complesso li mette a bando, anzi indice una call for ideas. Sono 16 gli spazi in cerca di un progetto, ambienti che vanno […]
Ci sono 5mila mq in più alla Fabbrica del Vapore di Milano ed hanno bisogno di trovare una occupazione. E allora il Comune che ci fa? Nel rispetto della natura identitaria del complesso li mette a bando, anzi indice una call for ideas. Sono 16 gli spazi in cerca di un progetto, ambienti che vanno dagli 86 ai 135 metri quadri e che saranno affidati, attraverso selezione, alle iniziative migliori nell’ambito delle arti contemporanee, sia facciano essi riferimento ai media tradizionali, sia invece portino valore aggiunto nel contesto dei new media, della performance, della didattica. Non sono esclusi naturalmente nemmeno i servizi di caffetteria e ristorante, fondamentali in un polo di questo tipo. Ed okay anche ad archivi, biblioteche e così via. Rispondendo ai tre criteri chiave: la Fabbrica del Vapore intesa come spazio pubblico, luogo di raccordo tra la formazione e i giovani artisti, luogo espositivo, sotto il coordinamento complessivo della Fondazione Scuole Civiche di Milano.
VIAFARINI OTTIMISTA
“Siamo giunti alla naturale scadenza delle concessioni originate da un bando del 2000”, dichiara l’assessore allo Sport e Tempo libero Chiara Bisconti. “Il bando che proponiamo alla città è aperto a tutti. Non solo, allarghiamo l’offerta mettendo a disposizione anche spazi nuovi e completamente ristrutturati, per chi c’è già e per tutti coloro che vorranno partecipare. Per la Fabbrica si apre ora una nuova stagione, partendo da un’identità definita e che verrà rafforzata con la partecipazione dei nuovi progetti. Vogliamo infatti che diventi un punto di riferimento cittadino per la creatività, il talento e l’innovazione culturale ma anche e soprattutto un luogo sempre più bello, più vivace, più vissuto e partecipato”. Ha un po’, però, l’aria del repulisti, questa mossa del Comune, per il quale la Fabbrica del Vapore come polo delle arti contemporanee per la creatività giovanile non è mai veramente decollato. O almeno così si sentono gli attuali inquilini che fanno partire una sottoscrizione su change.org. E che si richiamano alla voce di Paolo Rosa, compianto fondatore di Studio Azzurro, tra i soggetti presenti “in fabbrica” (gli altri sono Associazione Culturale Italiana amici Cinema d’Essai (AIACE), Associazione Culturale AIEP, Accademia del Gioco Dimenticato, Associazione Laboratorio DAGAD, Associazione Culturale Ilfischio.doc, Associazione Culturale FDVLab “Progetto Residenze per Artisti”, Macchinazioni Teatrali società cooperativa, Associazione Culturale Process, Oneoff-Industreal srl, RAM srl, Show Biz Visual Communications srl e ovviamente, alla loro testa, l’Associazione Culturale FdVLab) per dare corpo alla propria protesta. Non partecipa invece Viafarini che su Facebook posta un pensiero ottimista: “Viafarini accoglie con grande speranza e fiducia tutte le opportunità che questo bando potrà offrire”.
PARTE LA PETIZIONE SU CHANGE.ORG
La pensano diversamente i colleghi su change.org. “Le sottoscritte Associazioni Culturali”, si legge, “Società ed Operatori della cultura che operano da alcuni anni alla Fabbrica del Vapore mettendo la loro competenza ed esperienza a disposizione dei giovani e della cittadinanza, chiedono ai cittadini di firmare una petizione rivolta all’Amministrazione Comunale, per avviare un confronto sul futuro della Fabbrica del Vapore, e perché non si disperda un patrimonio di competenze, servizi, archivi, collaborazioni, frutto di un lungo lavoro su tematiche fondamentali per una grande area metropolitana come la nostra”. Sono già 1500 i cittadini che hanno firmato. Pur comprendendo le motivazioni delle Associazioni firmatarie, tuttavia, vogliamo fare anche la “parte del diavolo” e avviare alcune contro-riflessioni. Dopo sedici anni di affidamento agevolato degli spazi può essere necessaria una revisione del lavoro svolto dando magari un’opportunità ad attività più giovani e con una visione più fresca? Un bando vinto nel 2000 può far sì che uno spazio pubblico possa essere considerato un diritto acquisito? Ma anche: siamo sicuri che questo desiderio di revisione non sia la mossa politica tipicamente all’italiana del tipo, muta il vento politico, cadano tutte le teste? A voi le risposte. Nel frattempo se volete saperne di più, il bando si presenta il 24 febbraio alle 18 alla Fabbrica del Vapore.
– Santa Nastro
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