Addio a Paolo Poli. Morto a 87 anni a Roma il grande attore di teatro: la vita en travestì senza mentire mai
È morto a Roma al FatebeneFratelli, l’ospedale sul Tevere vicino a dove abitava: era facile incontrarlo tra Corso Vittorio Emanuele e Campo de’ Fiori, a mangiare nella solita trattoria romana, ma anche alla fermata dell’autobus. Paolo Poli era un fiorentino doc, intelligente e arguto, che a Roma aveva trovato il luogo ideale per vivere la […]
È morto a Roma al FatebeneFratelli, l’ospedale sul Tevere vicino a dove abitava: era facile incontrarlo tra Corso Vittorio Emanuele e Campo de’ Fiori, a mangiare nella solita trattoria romana, ma anche alla fermata dell’autobus. Paolo Poli era un fiorentino doc, intelligente e arguto, che a Roma aveva trovato il luogo ideale per vivere la rappresentazione dell’ironica dimensione umana: memorabili le rappresentazioni di Santa Rita da Cascia in un teatrino dietro San Pietro frequentato dal mondo artistico più all’avanguardia degli anni 60. Una mente internazionale, colta e illuminista, protagonista della migliore stagione della RAI con i suoi sceneggiati come I tre moschettieri con Marco Messeri, Milena Vukotic e sua sorella Lucia Poli, ma anche giornalista trasversale in Babau, dove dialogava con trasgressiva eleganza con personaggi come Umberto Eco.
Profondamente libero e forte della sua superiorità intellettuale che lo porta a dichiararsi serenamente omosessuale seppur dubbioso sui matrimoni, fondamentalmente perché, da vero outsider, non ne sentiva il bisogno. Lavoratore instancabile, scrittore e autore, interprete capace di collaborare con gli artisti più autentici di ogni momento, come Lele Luzzati e Santuzza Calì e la Sartoria Farani per i costumi dei suoi spettacoli. Era bello ed elegante, curato nei dettagli di un abbigliamento da gran signore, l’immagine di una Italia colta e popolare che sapeva leggere l’ambiguità senza pregiudizi, capace di trascrivere in chiave comica i drammi per esorcizzare ogni negatività.
Grazie a Pino Strabioli ha continuato ad essere presente per il grande pubblico, a raccontare le sue storie/favole per incantare come un folletto saggio che ci guida nel mondo dove tutto è possibile. Ai giovani che non lo hanno conosciuto abbastanza suggeriamo Le interviste impossibili radiofoniche e almeno La Vispa Teresa e Le Favole di Perrault teatrali, quei Tre Moschettieri e qualche puntata di E lasciatemi divertire con Pino Strabioli della televisione. Sperando che quel ragazzo coraggioso figlio di un carabiniere e di una maestra nato a Firenze il 23 maggio del 1929 rimanga sempre l’immortale “ben educato e diabolico genio del male”, come lo definiva Natalia Ginzburg.
– Clara Tosi Pamphili
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