Come mai hanno trasformato Colosseo e Circo Massimo ne La Casa nella Prateria? Arredi urbani assurdi nelle aree archeologiche di Roma

“Roma non è mai caduta così in basso”. È un po’ la frase passepartout in questi mesi. E l’affermazione non riguarda purtroppo solo la politica, la legalità, il degrado urbano, ma coinvolge anche tutto l’universo del patrimonio, dei musei, dei beni culturali. Il momento è triste non esclusivamente dal punto di vista dei finanziamenti, ma in […]

Roma non è mai caduta così in basso”. È un po’ la frase passepartout in questi mesi. E l’affermazione non riguarda purtroppo solo la politica, la legalità, il degrado urbano, ma coinvolge anche tutto l’universo del patrimonio, dei musei, dei beni culturali. Il momento è triste non esclusivamente dal punto di vista dei finanziamenti, ma in special modo sul versante delle idee, delle energie, della voglia. Tutto appare azzerato senza grandi prospettive di sollevarsi e ciò che dovrebbe essere normale (illuminare la notte i Fori Imperiali non per metà, come ora, ma integralmente. Ed è notizia di quest’oggi) viene narrato come eccezionale all’insegna della più totale mancanza di visioni e del più avvilente provincialismo diffuso. Neppure i tagli, previsti anche nell’attuale bilancio comunale, alle istituzioni culturali sono capaci di mobilitare proteste e riflessioni. Ma tutto questa gramigna di tristezza avrebbe maggiore difficoltà a germinare e a diffondersi se non aiutata da un ambiente favorevole. Un ambiente favorevole lo crei anche con la sciatteria minima di un arredo urbano non adeguato, di una sistemazione del verde vecchia o superata, di una scarsa o nulla attenzione alle buone pratiche internazionali.
È quello che sta succedendo in due importantissimi cantieri archeologici della Capitale. Anzi probabilmente nei due cantieri archeologici più importanti al momento: quello di Circo Massimo (di cui già vi abbiamo parlato qui) e quello, celeberrimo anche grazie al famoso sponsor Tod’s, del restauro del Colosseo. In entrambi i casi (i lavori del Colosseo procedono veloci mentre quelli del Circo Massimo non si sa quando termineranno e hanno già 5 anni di ritardo, giusto per dire le differenze tra pubblico e privato…) la sistemazione del verde è avvenuta in questi giorni ed è avvenuta con uno stile che magari è quello filologicamente corretto, magari è quello che-si-è-sempre-fatto, magari segue le prescrizioni vintage e mai aggiornate della Sovrintendenza o della Soprintendenza (perché a Roma ogni consonante ha la sua burocrazia), ma che nonostante ciò risulta inaccettabile.
Sia al Circo Massimo che al Colosseo le aree verdi sono state delimitate da elementi in legno costituiti in paletti incrociati a croce di Sant’Andrea come si possono ben vedere in qualche maneggio della periferia, in qualche allevamento di vacche del primo appennino laziale, in qualche sgualcita replica della Casa nella Prateria o in fine nella indimenticabile réclame dell’Olio Cuore che tanto ricorda i ruggenti anni Ottanta. Eppure questi (non un legno diversamente lavorato, non un vetro o un cristallo, non un metallo) sono stati i materiali utilizzati con, tra l’altro, grande soddisfazione dei referenti politici. La presidente del Primo Municipio della città Sabrina Alfonsi ha esultato sul suo profilo Facebook: “finalmente le staccionate proprio come avevamo chiesto noi”. Contenta lei, contenti tutti. Il prossimo passo in vista delle elezioni saranno dei bei vasi di gerani a decorare tutte le finestre del Colosseo?

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Redazione

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