Da Bologna le immagini della mostra delle polemiche. La Street Art va al museo a Palazzo Pepoli: ci sono anche otto strappi di Blu
Nel giorno in cui l’Accademia di Belle Arti di Bologna inaugura il proprio anno accademico nella storica sede di via delle Belle Arti 54, sul lato destro delle Torri Palazzo Pepoli – Museo della Storia di Bologna apre i battenti e presenta alla stampa Street Art – Banksy & Co. L’arte allo stato urbano. Un […]
Nel giorno in cui l’Accademia di Belle Arti di Bologna inaugura il proprio anno accademico nella storica sede di via delle Belle Arti 54, sul lato destro delle Torri Palazzo Pepoli – Museo della Storia di Bologna apre i battenti e presenta alla stampa Street Art – Banksy & Co. L’arte allo stato urbano. Un progetto espositivo storico: non solo per la portata e l’incidenza delle polemiche scatenatesi intorno alle modalità espositive, alle tematiche, alle opere e agli artisti in mostra, ma soprattutto per l’approccio “passatista” che ne ha contraddistinto le premesse e ne configura in buona parte il display. La mostra si pone l’obiettivo di raccontare questa forma d’arte nella sua evoluzione, interezza e spettacolarità, e per farlo i curatori Luca Ciancabilla e Christian Omodeo raccolgono nelle sale di Palazzo Pepoli più di 300 opere, della natura più eclettica: disegni, puppets, video, fotografie, insegne, calcinacci e soprattutto reperti, i famosi “strappi”, storici e contemporanei. Seppur scontrandosi con una reale difficoltà di fruizione della mostra e delle opere, dovuta alla forte caratterizzazione degli ambienti del Museo della Città e al ridotto spazio a disposizione, la narrazione scelta procede secondo tre aree tematiche: da “La Città Dipinta”, che raccoglie opere figurative prodotte per il mercato o provenienti dalla strada, a “La Città Scritta” che, ispirandosi alle ricerche di Armando Petrucci, propone una rilettura storiografica delle tag attraverso vere e proprie collezioni di strappi d’annata, con un notevole focus sul graffitismo autoctono europeo. Infine, “La Città Trasformata”, una mostra dentro la mostra a cura di Sean Corcoran, curatore e fotografo del Museo della Città di New York, che presenta per la prima volta in Italia la collezione del pittore statunitense Martin Wong, donata nel 1994 al museo e che annovera lavori dei più grandi graffiti writers e street artists statunitensi come Dondi White, Keith Haring, e Lady Pink.
INTERVENTI AD HOC PER IL MUSEO DI CUOGHI E CORSELLO, DADO E RUSTY
I risultati per ora raggiunti dal progetto sono molteplici, e di natura diametralmente opposta; se la maggior parte dei lavori in mostra proviene da collezioni private, la scelta di intervenire su alcuni muri bolognesi di Blu, staccandoli – il grande murale delle ex Officine di Casaralta (Senza titolo, 2006) e il murale della facciata delle ex Officine Cevolani (Senza titolo, 2003), per un totale di otto strappi eseguiti seguendo un progetto di “strappo” e restauro sperimentale condotto dal laboratorio di Camillo Tarozzi, Marco Pasqualicchio e Nicola Giordani – ha spostato l’attenzione dal tema della conservazione alle definizioni di autorialità, diritti connessi e appropriazione, così come porta ad interrogarsi circa l’importanza artistica e sociale del contesto e della collocazione originaria delle opere, altri temi focali al centro dell’attuale dibattito internazionale sull’arte Urbana – e non solo. La scelta progettuale di base – trattare opere di Street Art come fossero reperti archeologici – appare parziale, un po’ riduttiva, sicuramente fuorviante nei confronti della corrente artistica in esame e delle opere stesse. Nonostante esponenti di spicco come Cuoghi e Corsello, Dado e Rusty abbiamo realizzato interventi ad hoc per gli spazi del museo. Nelle dichiarazioni dei promotori della mostra (organizzatori, curatori, restauratori) al centro del progetto è stato posto il tema, ormai trentennale, della “musealizzazione” della Street Art, con l’obiettivo di rafforzare – perché il dibattito è vivo da anni – una riflessione sui principi e sulle modalità della salvaguardia e conservazione di queste forme d’arte. Alla luce di questo però, ad una nostra domanda diretta circa la necessità di proseguire nell’approfondimento, aprendo la discussione a livello locale, nazionale e internazionale, è seguito un riferimento generico a future tavole rotonde che verranno attivate nei prossimi mesi. Ci auguriamo davvero che questo avvenga, perchè le polemiche accese e ancora in corso sembrano aver lasciato poco spazio alla ricerca costruttiva, a discapito di tutti.
– Federica Patti
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