La demolizione di storici siti culturali diventa un crimine contro l’umanità. Al via all’Aia un processo contro terroristi del Mali che potrebbe passare alla storia
Giornata memorabile per la difesa del patrimonio artistico culturale mondiale, quella di oggi. Mentre in Iraq – ve ne davamo notizia poche ore fa – prende il via il primo corso tenuto dai Carabinieri italiani impegnati nei Caschi Blu della Cultura per formare personale nella difesa dei siti archeologici dalle minacce terroristiche, da l’Aia arriva […]
Giornata memorabile per la difesa del patrimonio artistico culturale mondiale, quella di oggi. Mentre in Iraq – ve ne davamo notizia poche ore fa – prende il via il primo corso tenuto dai Carabinieri italiani impegnati nei Caschi Blu della Cultura per formare personale nella difesa dei siti archeologici dalle minacce terroristiche, da l’Aia arriva l’informazione che la Corte penale internazionale ha iniziato il suo primo processo in cui la demolizione di siti culturalmente significatici potrebbe essere considerato alla stregua di un crimine di guerra. Alla sbarra è finito Ahmad al-Faqi al-Mahdi, membro del gruppo islamico Ansar Dine ritenuto molto vicino ad al Qaeda, che sarebbe responsabile di aver dato ordini relativi alla distruzione di una serie di storici edifici religiosi nel Mali, tra cui una moschea, diversi mausolei e santuari. “La distruzione del patrimonio culturale non è un crimine di seconda categoria: deve essere considerato come una delle strategie messe in atto per cancellare l’identità stessa di un popolo”, ha dichiarato al Guardian Mark Ellis, della International Bar Association, organismo schierato in favore dell’azione della Corte Internazionale.
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