Allerta degli scienziati sull’inquinamento nei musei e nelle gallerie: dalla formaldeide di Damien Hirst alle radiazioni degli schermi digitali, tutti i rischi per la salute degli appassionati d’arte
Il primo incriminato? Damien Hirst, con le sue opere imbalsamate conservate sotto formaldeide. La sostanza tossica trasuderebbe dal sigillante rendendo gli spazi – nel caso in esame quelli della Tate Modern di Londra – pericolosamente cancerogeni. Pronti i portavoce del Museo e dell’artista con disclaimer sugli eventuali rischi per la salute. Il problema tuttavia non […]
Il primo incriminato? Damien Hirst, con le sue opere imbalsamate conservate sotto formaldeide. La sostanza tossica trasuderebbe dal sigillante rendendo gli spazi – nel caso in esame quelli della Tate Modern di Londra – pericolosamente cancerogeni. Pronti i portavoce del Museo e dell’artista con disclaimer sugli eventuali rischi per la salute. Il problema tuttavia non coinvolgerebbe solo il celebre artista inglese: ci sarebbe un generale pericolo gallerie tossiche, e l’allerta arriva da uno studio di scienziati del Politecnico di Milano pubblicato sul Journal of the Royal Society of Chemistry che ha trovato i livelli di tossicità dell’aria di musei e gallerie troppo alti.
Anche le radiazioni provenienti da installazioni video, le vernici tossiche, i materiali sintetici alterati chimicamente e quelli facilmente infiammabili sono al centro della polemica. Si suppone che gli appassionati d’arte non cederanno agli allarmismi: già in passato, per esempio, decretarono il successo planetario della spianata di semi di girasole in porcellana riversati da Ai Weiwei, nella Turbine Hall, sempre alla Tate Modern, benché le polveri di piombo fossero dichiarate altamente velenose per l’apparato respiratorio. Ci manca solo che sui biglietti dei musei, come sui pacchetti di sigarette, compaia la scritta “Nuoce gravemente alla salute”, accompagnata da un inquietante teschio. Magari quello tempestato di diamanti firmato proprio Damien Hirst…
– Federica Polidoro
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