È morto a Torino Giorgio Maffei, grande collezionista e mercante di rari libri d’arte
Ci ha lasciati Giorgio Maffei, straordinario collezionista e mercante di “libri rari sulle arti del ‘900”, come si presentava lo studio omonimo con sede a Torino. Qui di seguito pubblichiamo un suo ricordo a firma di Angela Madesani. Gli occhi azzurri, il fare da gatto sornione e spiritoso, i movimenti articolati delle mani, sono le […]
Ci ha lasciati Giorgio Maffei, straordinario collezionista e mercante di “libri rari sulle arti del ‘900”, come si presentava lo studio omonimo con sede a Torino. Qui di seguito pubblichiamo un suo ricordo a firma di Angela Madesani.
Gli occhi azzurri, il fare da gatto sornione e spiritoso, i movimenti articolati delle mani, sono le prime cose di Giorgio Maffei, che mi tornano alla mente, in questo momento triste della sua scomparsa. Lui si definiva un mercante di libri ma era molto di più, sicuramente un esperto, un conoscitore raffinato dell’editoria d’artista: dalle riviste, ai libri, agli inviti, a qualsiasi forma di pubblicistica. Spesso, quando andavo a Torino, passavo da lui, andavamo a mangiare nella trattoria sotto casa, ci raccontavamo delle storie legate alla storia dell’arte. Era un piacere incontrarlo, passare qualche ora insieme, ne sapeva davvero tante Giorgio, che da buon piemontese aveva un fare schivo, non si vantava mai di nulla. Con lui era il piacere della scoperta. E ogni volta uscivo arricchita dai nostri incontri.
Nel suo appartamento, al secondo piano di un vecchio palazzo nel centro di Torino, c’era una scala che conduceva allo studio di Giorgio: un luogo bellissimo, tappezzato di libri, di piccole opere, di inviti delle mostre più importanti degli ultimi cinquant’anni. Maffei era un cacciatore di situazioni, raccoglieva, studiava. Durante i circa venti anni di lavoro in ambito editoriale, aveva realizzato saggi e volumi imprescindibili per conoscere una storia poco studiata. Ogni anno, a Brera, al mio corso di Editoria d’arte i libri di Maffei, sono un fondamentale punto di partenza per approfondire argomenti che ci sono stati svelati nelle sue belle pubblicazioni, sempre dotate di schede, di fotografie per nulla banali: i libri di Munari, quelli di Kaprow, le riviste di Sottsass, i libri dell’Arte Povera e molto altro.
Quando è venuto a fare una lezione ai miei studenti, quando siamo andati insieme a presentare la sua collezione di libri alla Pinacoteca Agnelli, Giorgio portava con sé una borsa di cuoio un po’ consunta, dalla quale uscivano delle vere e proprie meraviglie, che lui trattava in maniera normale, senza alcuna tentazione agiografica. Svolgeva il leporello d’oro, il Concetto Spaziale di Fontana, quello delle veneziane Edizioni del Cavallino, senza particolare deferenza, maneggiava i libri di Agnetti, di Warhol, di Penone, di Boetti, le riviste di Cattelan. Nessuna paura a toccarli. Aveva con essi una confidenza straordinaria, erano dei compagni di avventura con cui aveva un rapporto paritetico. E poi i vinili, con le loro straordinarie copertine, un interesse relativamente recente, di cui stava diventando un esperto, insieme al figlio.
In ogni cosa che faceva c’era grande cura, che riusciva a contagiare chi lo frequentava, come nei cataloghi, negli inviti che arrivavano attraverso la rete periodicamente, quelli li realizzava con Paola, sua moglie, che da qualche anno lavorava con lui. Il mondo della cultura ha perso con Maffei un punto di riferimento, un’intelligenza vivace, sempre alla ricerca di nuovi spunti perché la sua era, prima di tutto, era una grande, contagiosa passione.
– Angela Madesani
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